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Costume e Società

Effetto Mandela: di cosa si tratta?

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Con l’espressione effetto Mandela ci si riferisce ad una distorsione della memoria – chiamata anche “confabulazione” in psicologia – che porta alla creazione di un falso ricordo: una situazione in un cui un gran numero di persone crede che un evento si sia verificato quando invece questo non è mai accaduto.

L’origine del fenomeno

Questo fenomeno prende il nome da un caso specifico.

Il termine “Effetto Mandela” è stato coniato per la prima volta nel 2009 da Fiona Broome. La donna era ad una conferenza per uno dei suoi libri e parlava con i presenti di come ricordava la tragedia della morte dell’ex presidente sudafricano Nelson Mandela in una prigione sudafricana negli anni ’80.

Ma Nelson Mandela non era morto in prigione negli anni ’80, bensì nel 2013. Quando la Broome iniziò a parlare però si rese conto di non essere la sola ad avere questo “falso ricordo”: anche altri ricordavano di aver visto testate giornalistiche riportare la morte dell’uomo e addirittura un discorso tenuto della moglie.

Fiona Broome era scioccata dal fatto che una massa così grande di persone potesse ricordare lo stesso identico evento in modo così dettagliato quando questo, in realtà, non era mai accaduto. Incoraggiata dall’editore del suo libro, la donna ha aperto il suo sito web per discutere di quello che ha chiamato poi effetto Mandela.

Come si spiega questo fenomeno?

L’effetto Mandela è stato nel tempo motivo di grande studio e curiosità, soprattutto artistica, tanto che nel 2019 è uscito un film intitolato “The Mandela Effect”, in cui il fenomeno ha ispirato una trama di fantascienza in cui il protagonista, dopo la morte della giovane figlia, diventa ossessionato da ricordi personali che non coincidono però con le testimonianze documentali.

Alcuni studiosi attribuiscono questo fenomeno alla diffusione di informazioni errate attraverso i mezzi di comunicazione di massa, come internet e i social media, che possono influenzare la percezione delle persone sui fatti storici.

In generale sono diverse le teorie che cercano di spiegare l’effetto Mandela. Una spiegazione potrebbe essere che le persone tendono a condividere informazioni e ricordi tra loro, creando una sorta di “verità” condivisa che può non corrispondere alla realtà. Inoltre, la memoria umana è suscettibile a distorsioni e manipolazioni, quindi è possibile che i ricordi vengano modificati nel tempo, specialmente quando non sono supportati da prove concrete o quando sono influenzati da convinzioni personali o opinioni preesistenti.

Altri esempi famosi dell’Effetto Mandela

La storia di Nelson Mandela non è l’unico esempio. Infatti, man mano che il concetto dell’effetto Mandela cresceva insieme al sito web di Fiona Broome, altri falsi ricordi di massa sono cominciati ad emergere.

La famosa frase di Biancaneve “Specchio, specchio delle mie brame, chi è la più bella del reame?” subisce l’effetto Mandela, perché la frase corretta è “Specchio, servo delle mie brame”.

La maggior parte degli esempi però riguarda loghi, titoli.

Il cartone con protagonista Bugs Bunny, per esempio, si è sempre chiamato Looney Tunes e non Looney Toons.

Uno degli ultimi effetti Mandela ha a che fare con il famoso video musicale di Britney Spears, Oops!…I Did It Again. Molti ricordano distintamente Britney indossare un auricolare con microfono nel video, tuttavia, dopo averlo riguardato con attenzione, è chiaro e ben visibile che nel video non ce ne sia traccia. Quindi, come possiamo avere tutti un’immagine chiara di tutto ciò? Secondo uno YouTuber, è probabile che Britney esibendosi dal vivo sempre con un microfono in cuffia, abbia portato le due cose a fondersi nelle nostre teste.

 

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