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1 anno agoon
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Monica VaccaDestinato a nascere ma non a sopravvivere a causa di una grave malformazione. I medici le negano l’aborto, donna costretta a partorire.
Tra non molto una coppia americana darà alla luce il loro secondo bambino. Eppure, un evento che dovrebbe comportare gioia e felicità, per questa famiglia è divenuto un dolore insormontabile. Il bimbo, infatti, a causa di una grave malformazione non potrà sopravvivere se non per pochi minuti. La donna, dunque, è stata costretta a proseguire la gravidanza nonostante sapesse che il figlio che porta in grembo sarebbe morto poco dopo.
Il nascituro è affetto dalla sindrome di Potter, una malattia rara e molto aggressiva che non permette il regolare sviluppo dei reni del feto. Ciò non permette a quest’ultimo di liberare il corpicino dalle tossine accumulate, andando così incontro ad un’insufficienza renale.
Quanto accaduto è la conseguenza della nuova legge che, in Florida, vieta l’aborto dopo la quindicesima settimana. I medici hanno rifiutato di procedere con l’interruzione della gravidanza per non rischiare di incorrere nelle nuove sanzioni penali previste dalle restrizioni pronunciate da Ron DeSantis, governatore repubblicano. Il diritto all’aborto, vigente dal ’73, è stato abolito dalla Corte Suprema il 24 giugno dell’anno scorso.
Una soluzione sarebbe potuta essere quella di recarsi in un altro stato dove questa pratica è legale, ma gli alti costi da dover affrontare hanno fatto sì che i Dorbert proseguissero il periodo di gestazione.
“Deborah sta dedicando gli ultimi giorni prima della nascita del suo bambino a pianificare i dettagli della sua morte. Lei e suo marito avvolgeranno il neonato in una coperta calda, mostreranno lui il loro amore e piangeranno. Hanno già deciso di far cremare il suo corpicino e stanno già cercando una maniera per commemorarlo” è quanto si legge sul Washington Post, quotidiano statunitense.
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