Sono circa 125 i preti, sacerdoti e insegnanti religiosi che nelle ultime ore si sono dichiarati omosessuali o non binari, hanno chiesto di tenere conto delle loro istanze e di annullare le dichiarazioni obsolete della dottrina della Chiesa in tema di sessualità e di genere.
L’obiettivo del loro coming out è quello di poter vivere senza timori e avere accesso a tutti i tipi di attività e a tutte le occupazioni nella Chiesa senza discriminazioni. Il loro orientamento sessuale non dovrebbe mai essere considerato una violazione della lealtà o un motivo di licenziamento. Oltre a chiedere la parità di diritti, i fedeli hanno invitato la Chiesa ad assumersi la responsabilità di avere discriminato così tante persone nel corso della storia.
In Germania, i cattolici rimangono la più grande comunità religiosa, con 2,2 milioni di membri. Tra coloro che hanno fatto il coming out, c’è il gesuita Ralf Klein, parroco di due chiese nella Foresta Nera, a proposito del suo coming out, ha dichiarato: “Se tu taci, porti al contempo anche gli altri a tacere. La scoperta del proprio orientamento sessuale è spesso legata alla sensazione di essere l’unico. Se io come prete prometto di non avere relazioni sessuali, la questione se io sia etero o omosessuale diventa irrilevante. Io voglio far parte della Chiesa, non permetto che mi si costringa a uscire”.
Parallelamente, in Italia, durante un’udienza generale, Papa Francesco è tornato a parlare dell’orientamento omosessuale, affrontando la questione dei genitori con figli gay e lesbiche: “Penso anche ai genitori davanti ai problemi dei figli. Figli con tante malattie, i figli ammalati, anche con malattie permanenti: quanto dolore lì. Genitori che vedono orientamenti sessuali diversi nei figli; come gestire questo e accompagnare i figli e non nascondersi in un atteggiamento condannatorio”.