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Kinds of Kindness // RECENSIONE

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Il sesso è, a ben pensarci, una forma di cannibalismo, la purezza è la cosa più sporca del mondo e l’amore è sempre una perversione mortale: lo sguardo feroce di Yorgos Lanthimos, in Kinds of Kindness, scioglie la maschera dorata della gentilezza sul volto dei suoi protagonisti e ci mostra tutto l’orrore della nuda realtà.

Kind of Kindness: di cosa parla?

Sono tre le storie che il regista greco propone in Kinds of Kindness, tre episodi recitati dallo stesso cast di attori che appaiono slegati tra loro, fatta eccezione per la presenza di un uomo – R.M.F. – che non pronuncia una sola parola per tutta la durata del film e che dà titolo ai tre atti che lo compongono.

Primo episodio: La morte di R.M.F.

Il primo episodio, La morte di R.M.F., racconta la storia di Robert, un uomo la cui vita – dal menù della colazione al numero di volte in cui ha rapporti sessuali con la moglie – è completamente controllata dal carismatico Raymond. Quando però quest’ultimo gli fa una proposta intollerabile, Robert decide di non obbedirgli: ma qual è il prezzo della libertà?

Secondo episodio: R.M.F. vola

Nel secondo episodio, R.M.F. vola, Daniel, un poliziotto, è disperato per la scomparsa di sua moglie Liz, dispersa dopo un incidente in mare. Quando però la donna torna a casa, Daniel non riesce a essere felice: è convinto, infatti, che quella non sia davvero sua moglie, ma un’impostora, un essere dai piedi troppo morbidi che si nasconde dietro l’aspetto di Liz.

Terzo episodio: R.M.F. mangia un panino

Nel terzo e ultimo episodio, R.M.F. mangia un panino, Lanthimos ci parla di Emily, una donna che ha abbandonato la propria famiglia per unirsi a una setta e che ha deciso di dedicare la propria vita alla ricerca di una donna dalle capacità uniche. Ma i miracoli sono rari e i santi non sono fatti per calcare le strade di questa Terra.

L’unica cosa vera è la fame

Lanthimos, nella sua ultima pellicola, perverte tutto ciò che può illuminare l’esistenza dei suoi protagonisti, esaspera ogni elemento positivo fino a trasformarlo in orrore grottesco. La morale, l’amore, il sesso, la vita stessa  si trasformano tra le sue mani in una caricatura, un pezzo di carta dietro il quale ogni uomo cerca di nascondere la belva feroce, l’animale affamato e spietato che è in realtà.

La società, le convenzioni che impone sono maschere che però falliscono nel compito di ingentilire l’animo umano. L’unica cosa vera, ci dice Lanthimos, è il desiderio, la fame, la paura, l’orrore. L’unica cosa che rende autentica una vita è la morte.

Non c’è niente di più feroce di un sorriso gentile

Kinds of Kindness è un film conturbante e disperato, un proiettile cosparso di miele che si conficca, inevitabilmente, nei pensieri degli spettatori. Gli attori cambiano ruolo, si scambiano le maschere, indossano vestiti, capelli, nomi diversi, ma ci dicono tutti la stessa cosa: non c’è niente di più crudele, non c’è niente di più feroce di un sorriso gentile.

Esiste, d’altro canto, qualcosa che abbia più denti di un sorriso?

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