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Editoriali

Green Pass, vaccini, manifestazioni: tra libertà e salute pubblica

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Da tempo sta facendo molto discutere la proposta di rendere il Green Pass obbligatorio per alcune attività ed esercizi pubblici, proposta che ci porta a ragionare su cosa significhi il concetto di libertà ai tempi del Covid-19.

Secondo i cosiddetti “no vax” il Green Pass rappresenterebbe un attentato alla libertà del singolo.
Coloro che invece sono favorevoli a tale misura, sostengono che esso sia, al contrario, espressione di libertà, perché la libertà di ciascuno finisce dove inizia quella dell’altro.

Non si può, tuttavia, ignorare che comunque il Green Pass obbligatorio imporrebbe di fatto divieti e restrizioni pesanti che incidono sulla vita degli individui.

E’ bene, innanzitutto, sottolineare che l’articolo 32 della Costituzione prevede la possibilità di imporre un trattamento sanitario per disposizione di legge. Il principio che sta alla base di questo articolo è che oltre alla libertà individuale vada tutelato innanzitutto l’interesse collettivo.

Ogni libertà trova limiti nella libertà e nei diritti altrui.

Green Pass e vaccini ne sono l’esempio più evidente. La Costituzione deve tutelare l’interesse della collettività, oltre ai diritti del singolo individuo. Per questo motivo le vaccinazioni sono state ritenute compatibili con la Costituzione dalla Consulta e che analogamente in Europa si siano pronunciate le altre Corti costituzionali e la Corte europea dei diritti umani.

In linea di principio, dunque, i difensori a oltranza della libertà dovrebbero essere i primi a sostenere misure come il Green Pass, che lascia all’individuo la possibilità di compiere una scelta e assumersene la responsabilità.

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