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Costume e Società

Maternità surrogata: una coppia italiana abbandona a Kiev la figlia di solo 16 mesi.

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Quello della maternità surrogata, è un tema molto delicato: si parla di una vita vera. E’ un passo importante e, sicuramente, non un capriccio: eppure una coppia italiana ha abbandonato in Ucraina la figlia nata con maternità surrogata.

E’ da un paio di giorni che i giornali e i social sono pieni della stessa notizia. Una bimba nata con maternità surrogata in Ucraina è stata abbandonata dalla coppia committente.

I fatti.

I genitori italiani erano andati in Ucraina nell’agosto del 2020, durante una delle parentesi concesse dal Covid per gli spostamenti aerei, per seguire la nascita della bambina attraverso una madre surrogata.

La legge dell’Ucraina permette alle coppie eterosessuali sposate straniere di ricorrere a donne ucraine, con o senza gameti propri della coppia, per avere un figlio. Dopo il riconoscimento della bambina, la coppia è rientrata però in Italia, affidando la piccola a una baby-sitter ucraina arruolata sul posto attraverso un’agenzia interinale.

In ogni caso, al compimento del primo anno di vita della piccola, quindi lo scorso agosto, non avendo più notizie dai genitori e non avendo più ricevuto il compenso pattuito anche per il sostentamento della bambina, la baby-sitter si è rivolta al consolato italiano. La vicenda è quindi rimbalzata alla Procura della Repubblica territorialmente competente in Italia ed alla Procura della Repubblica dei Minori, che hanno accertato la reale intenzione dei genitori di non voler riprendere la bambina.

Non ne conosciamo il motivo: la bambina avrà un handicap? Qualcosa di grave sarà accaduto a uno dei due? Avranno cambiato idea? Ma si può cambiare idea con un figlio?

E’ stato così incaricato lo SCIP per il rimpatrio della piccola, in stretto contatto con il Consolato italiano a Kiev chiamato a rilasciare i documenti necessari per il viaggio. Gli operatori di polizia dello SCIP si sono così trovati a riportare in Italia una bimba innocente, voluta e poi abbandonata, e hanno chiesto la collaborazione della Croce Rossa Italiana che ha inserito nel team una pediatra e una crocerossina.

Le parole della pediatra.

“La piccola ha dormito per due ore e mezza, tutta la durata del viaggio, in braccio a me. Aveva un buon profumo. Per come si era presentata la missione avevano paura di trovare una piccola mal tenuta, non ben nutrita deprivata affettivamente, ma non è stato così: la bambina, che ha 15 mesi, è allegra e interagisce positivamente con gli adulti”: a raccontare all’Ansa quanto accaduto alla bambina abbandonata in Ucraina e riportata in Italia è la pediatra Carolina Casini.

 

Non è la prima volta che la pratica della maternità surrogata, proibita in molti Paesi europei, produce situazioni aberranti in Ucraina. Negli anni è diventata la destinazione europea più frequentata per il turismo riproduttivo grazie ai suoi prezzi competitivi rispetto agli Stati Uniti.

Si ricordi il caso di Bridget, una bimba nata con un handicap lasciata in ospedale, proprio in Ucraina, dalla coppia committente americana. E si ricordano pure gli oltre 60 neonati “parcheggiati” in un hotel di Kiev dal centro di fecondazione assistita BioTexCom durante il lockdown della primavera 2020. Accuditi da puericultrici in attesa dello sblocco dei voli internazionali che consentisse alle coppie committenti di ritirare i loro bebè.

 

Le parole della politica italiana.

Sconvolge certamente tutti la storia della bimba ucraina abbandonata dai genitori, ma al contrario della direzione in cui sta andando il dibattito, il problema non riguarda la tecnica in questione”, dichiara Filomena Gallo, segretario dell’Associazione Luca Coscioni che dal 2016 insieme ad altre associazioni, con giuristi ed esperti, ha lavorato a una bozza di proposta di legge sulla cosiddetta gravidanza “solidale”, portata avanti cioè senza alcun compenso, con l’obiettivo di mettere al centro la tutela dei nati, della gestante per altri e dei genitori intenzionali.

Siamo d’accordo che occorra arginare ogni forma di abuso e illegalità, scongiurando discriminazioni e violazione dei diritti fondamentali. Ed è proprio per questo che occorre regolamentare la realizzazione della tecnica di fecondazione assistita con gravidanza per altri. Solo una legge evita scenari si incertezza, che i proibizionisti invece di ostacolare continuano a fomentare”, conclude Gallo.

L’intervento di Giorgia Meloni.

Il riferimento è ai commenti arrivati da Giorgia Meloni e dalla Lega. “Rinnoviamo ancora una volta il nostro appello alle forze politiche, a partire da Lega e Forza Italia: uniamo le forze per approvare la proposta di legge di FdI, ora all’esame della Commissione Giustizia della Camera, per rendere l’utero in affitto reato universale, ovvero punibile anche all’estero. La vita non può essere una merce di scambio”, ha dichiarato la leader di Fratelli d’Italia. “È sotto gli occhi di tutti, quanto sia disumanizzante l’abominio dell’utero in affitto. Ribadisco la mia ferma convinzione e il mio impegno perché questa pratica venga bandita a livello internazionale”, le parole di Simona Baldassarre, eurodeputata e responsabile del dipartimento Famiglia della Lega.

La situazione dal punto di vista giuridico.

Nel frattempo, la Procura di Novara – fin dall’inizio è stata investita del caso – ha aperto un fascicolo. Per il momento non ci sono indagati né ipotesi di reato. Dal punto di vista giuridico la situazione è complessa. L’ipotesi di un procedimento penale per “abbandono di minore” è quella presa in considerazione dai magistrati. Ma prima occorre districarsi nel labirinto di norme, leggi e convenzioni internazionali.

La maternità non “avvertita” e l’abbandono

Ma non sono prima di tutto i dettagli giuridici ad impressionare in questa triste inizio di vita per una povera e innocente bimba: la donna intervistata da “Rep” ammette il vero motivo di questo abbandono improvviso dopo aver avviato e concluso le pratiche di maternità surrogata in Ucraina (ricordiamo che in Italia è, ancora, pratica vietata).

Non la sentivo come mia figlia, mi dicevo: Che c’entro io con lei? Non ce l’ho fatta“: una resa che alla fine ha fatto desistere anche il marito, tanto da decidere di non volersi più occupare della “loro figlia”. Mentre la piccola viene accudita dalla famiglia affidataria e da una tata ucraina – per attutire il disagio dei primissimi mesi di vita già così complicati – è inutile girare attorno al problema: l’utero in affitto può arrivare a generare casi del genere, se non peggiori.

«È una vicenda dolorosa – ha commentato il sindaco di Novara Alessandro Canelli – voglio ringraziare i genitori affidatari e sperare che questa bambina possa ora crescere in maniera sana e armonica». Già, proprio quel “armonico” forse rende bene l’idea del livello serissimo della questione, in questo come in tantissimi potenziali nuovi casi nel futuro: fino a che punto si può estendere il diritto a divenire genitori e fin dove invece si comincia realmente a considerare il diritto (e il bene) di una creatura appena venuta al mondo?

 

L’adozione.

La bimba è ora al sicuro in Italia. E’ al momento affidata a una coppia che si è resa disponibile a occuparsene fino al completamento del percorso per l’adozione. I genitori affidatari sono anche già riusciti a rintracciare una baby sitter ucraina, che parla quindi la lingua della bambina.

Ma non si esclude l’ipotesi di un ripensamento da parte dei genitori. Infatti la Cassazione non ha ancora definito la procedura dell’adozione.

La bambina, riconosciuta inizialmente in Ucraina dalla coppia di Novara, è considerata italiana a tutti gli effetti. E’ cominciato così il rimpatrio con una operazione gestita dallo Scip (il Servizio per la cooperazione internazionale di polizia) e il coordinamento della magistratura.

Le indagini

Il Tribunale per i minorenni di Torino ha aperto la procedura di adozione per la bambina di un anno. Nata in Ucraina con tecniche di maternità surrogata e abbandonata a una baby sitter a Kiev da una coppia di Novara. La procura dei Minori, diretta da Emma Avezzù, si è subito attivata. Su segnalazione dell’ambasciata italiana a Kiev, assieme a quella di Novara con il procuratore capo Giuseppe Ferrando.

I magistrati novaresi avevano ricevuto diverso tempo fa la segnalazione della situazione da parte dell’ambasciata italiana in Ucraina. Hanno collaborato con il servizio internazionale del ministero per individuare la migliore soluzione possibile a vantaggio della piccola. La procura, una volta completato il rientro della bambina sul suolo italiano, ha aperto un fascicolo “modello 45” senza indagati e senza notizie di reato.

Ma le valutazioni giuridiche sono molteplici: l’ipotesi di un procedimento penale per “abbandono di minore” è quella presa in considerazione dai magistrati, per cui è prevista una pena che va dai 6 mesi ai 5 anni. Ma prima occorre districarsi nel labirinto di norme, leggi e convenzioni internazionali.

 

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