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8 mesi agoon
In tv e sui social, si sta sentendo parlare, sempre più spesso, del redditometro. Ma di cosa si tratta?
Il redditometro fu approvato nel 2010 dal governo Berlusconi ed è uno strumento tutto made in Italy, utilizzato dall’Agenzia delle Entrate per contrastare l’evasione fiscale. A cosa serve? A verificare la coerenza tra il reddito dichiarato dai contribuenti e le loro spese effettive.
Tra le principali caratteristiche di questo strumento troviamo il confronto dei dati, quindi la verifica di tutta la dichiarazione fatta dal contribuente; il considerare e verificare ogni categoria di spesa (abitazione, istruzione, trasporti etc); sottolineare la soglia di discrepanza (se la differenza tra reddito dichiarato e reddito stimato supera una certa soglia, scatta la segnalazione per ulteriori controlli).
L’obiettivo principale del Redditometro è garantire che i contribuenti siano “sinceri” nella dichiarazione del proprio redito. Nel corso degli anni, il Redditometro è stato sottoposto a varie revisioni per migliorarne l’accuratezza e l’efficacia, ed è proprio quello che sta accadendo anche adesso.
Sono molte le critiche avanzate a questo strumento. In primis la preoccupazione sulla privacy, infatti il redditometro richiede informazioni dettagliate sulle abitudini di spesa delle persone. Inoltre, in molti sostengono che questa procedura potrebbe non riflettere sempre accuratamente le circostanze individuali, portando a potenziali ingiustizie. In più, raccogliere e fornire la documentazione necessario, per i contribuenti può essere dispendioso, sia in termini di tempo che oneroso.
Questa procedura è stata riattivata nel 2016, attraverso un decreto firmato dal vice ministro dell’Economia Maurizio Leo.
C’è stata una evoluzione rispetto alla precedente versione. Il documento indica undici tipologie in relazione ai nuclei familiari e cinque diverse aree del Paese che è necessario prendere in considerazione per la verifica. Quindi, tra le variabili da prendere in considerazione, ci sono quelle sul costo della vita e di spesa che variano per esempio tra un genitore e un single.
In tutto il calcolo, non rientreranno solo le entrate, ma anche i risparmi accumulati negli anni.
Questo è ciò che ci dice il decreto.
“Le spese distinte per gruppi e categorie di consumi del nucleo familiare di appartenenza del contribuente, sono desunte dall’indagine annuale sulle spese delle famiglie compresa nel Programma statistico nazionale, effettuata su campioni significativi di contribuenti appartenenti a undici tipologie di nuclei familiari, distribuite nelle cinque aree territoriali in cui è suddiviso il territorio nazionale“.
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