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Cultura

Un riflesso nell’acqua: tra narcisi ed insicuri, ecco il ritratto della società

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Specchio, specchio delle sue brame…la nostra società si divide tra insicuri e “narcisi”: e se il narciso stesso fosse il più grande insicuro?

Tutti noi a scuola, almeno una volta abbiamo letto o sentito parlare del mito di Narciso.

Il mito di Narciso è sicuramente il più conosciuto della mitologia greca. Talmente famoso da diventare una parola di uso comune per indicare una specifica caratteristica dell’uomo: l’amore smisurato per se stessi. Il mito di Narciso, infatti, narra la storia di un giovane bellissimo che perde la vita perché si innamora perdutamente del suo riflesso.

Esistono molte versioni del mito ed è difficile destreggiarsi tra esse. La fonte più autorevole è Ovidio con le sue Metamorfosi. L’opera è punto di riferimento per la diffusione della mitologia greca perché racchiude tutte le storie metamorfosi.

Nella versione più conosciuta si narra che Narciso aveva molti innamorati, che lui costantemente respingeva fino a farli desistere. Solo un giovane ragazzo, Aminia, non si dava per vinto, tanto che Narciso gli donò una spada perché si uccidesse. Aminia, obbedendo al volere di Narciso, si trafisse l’addome davanti alla sua casa, avendo prima invocato gli dei per ottenere una giusta vendetta.

La vendetta si compì quando Narciso, contemplando in una fonte la sua bellezza, restò incantato dalla sua immagine riflessa, innamorandosi perdutamente di se stesso. Preso dalla disperazione e sopraffatto dal pentimento, Narciso prese la spada che aveva donato ad Aminia e si uccise trafiggendosi il petto. Dalla terra sulla quale fu versato il suo sangue, si dice che spuntò per la prima volta l’omonimo fiore.

Le varie rappresentazioni del mito.

Ad ogni modo, a qualunque versione ci si riferisca, il mito di Narciso ha affascinato centinaia di generazioni di tutte le epoche storiche. Nella pittura, ha ispirato i più grandi artisti: si ricordi in particolare il Narciso di Caravaggio (1600); Narciso ed Eco di William Turner (1804) e la Metamorfosi di Narciso di Salvador Dalì (1937).

È impossibile non ricordare l’influenza che il mito ha avuto nella letteratura di tutti i tempi, in particolare soprattutto dall’Ottocento in poi. Basti pensare che il famoso romanzo di Oscar WildeIl ritratto di Dorian Gray, è fortemente ispirato alla figura di Narciso. I riferimenti potrebbero continuare, passando per la musica e per il cinema.

Per comprendere a pieno la celebrità del mito, si può vedere che le parole narcisismo e narcisista sono ormai entrate nel nostro vocabolario comune proprio per indicare una persona che prova troppo amore per se stesso. Questo ci aiuta a comprendere quanto i miti greci siano ormai parte del nostro patrimonio culturale. Soprattutto quanto abbiano influenzato la nostra civiltà fin dalle origini.

Le due macro-categorie del mondo.

Quindi, prendendo proprio spunto da questo mito così famoso, si è sempre pensato che la società si dividesse essenzialmente tra due categorie. Gli insicuri, coloro che dubitano di tutto, delle loro capacità, delle proprie forze, del proprio aspetto e poi i “narcisi”, cioè coloro che spesso si sopravvalutano, credono di essere il centro non solo del loro mondo, ma dell’universo intero.

Però, come per ogni cosa, non ci possono essere solamente due opzioni: non può essere sempre o tutto bianco o tutto nero. Esiste sempre quella sottile parte grigia  centrale che, essenzialmente, descrive al meglio quella che è la vera indole e percezione dell’essere umano.

I narcisisti sono davvero dei “narcisi” o sono semplicemente degli insicuri che riescono a mascherare la loro insicurezza con la finzione? Indossare una maschera ogni giorno pur di non far trasparire le proprie insicurezze, deve essere dura, eppure è un espediente che molti utilizzano ed è sempre più comune.

I veri narcisisti sono insicuri.

Cosa si nasconde dietro un comportamento narcisistico? Auto-celebrarsi e compiacersi sono sempre e davvero uno specchio di un reale apprezzamento di come si è, di un sentirsi in qualche modo superiori?

Tutt’altro, racconta oggi un team di ricercatori sulle pagine della rivista Personality and Individual Differences. A scavar bene, scrivono, il narcisismo è piuttosto lo specchietto di una sensazione di insicurezza, il tentativo di compensare con un comportamento ostentatore una sensazione di inadeguatezza.

L’idea del team di Pascal Wallisch della New York University, era quella di comprendere meglio le varie sfaccettature del narcisismo. Un disordine di personalità tradizionalmente suddiviso in narcisismo grandioso e vulnerabile. Il primo, scrivono gli autori, è caratterizzato da una grande autostima e un grande senso di importanza, con alcuni tratti che ricordano la psicopatia, il secondo al contrario si associa a bassa autostima e particolare sensibilità alle critiche. Non è chiaro quanto questi due aspetti di narcisismo siano dovute a delle vere e proprie tendenze o siano delle strategie per compensare altri aspetti del proprio modo di essere, continuano gli autori.

L’esperimento di Wallisch.

Per cercare di capirlo meglio, Wallisch e colleghi hanno cercato di valutare direttamente le tendenze all’auto-elevazione in un gruppo di 270 giovani, che hanno risposto a una serie di domande. I ricercatori hanno usato diverse scale, alcune già esistenti in letteratura, altre messe a punto da loro stessi, per misurare l’autostima, identificare tratti psicopatici, la tendenza a un comportamento socialmente desiderabile e all’apprezzamento, ma anche all’insicurezza.

I ricercatori hanno poi sottoposto i partecipanti anche a una serie di dilemmi morali, nei quali erano chiamati a fare scelte di tipo utilitaristico o personale (ovvero salvare per esempio quante più persone possibili o se stessi e i propri cari da un incidente) e a esprimersi su quanto si sentivano in colpa per queste.

Per farsi un’idea, aspetti sondati dai vari questionali su cui i partecipanti erano chiamati a esprimersi erano: “sono piuttosto soddisfatto di me sesso”; “preferiresti ricevere un riconoscimento per un lavoro di cui non sei orgoglioso o lavorare per qualcosa che ti rende orgoglioso ma non viene riconosciuto”; “mi preoccupo di ciò che le persone pensano di me”, e così via.

Analizzando i risultati, quello che i ricercatori hanno osservato è che il narcisismo è parente stretto dell’insicurezza, al punto che uno dei messaggi chiave rilanciati dal loro studio dice: “Il narcisismo non è amore di sé, è disprezzo di sé sotto mentite spoglie”.

Più del dettaglio la distinzione tra narcisismo vulnerabile e grandioso non è del tutto corretta, e il vero narcisismo sarebbe solo il primo, sostengono gli autori.                                   Gi scienziati hanno usato delle scale specifiche per identificare quelli che loro identificano come comportamenti narcisistici genuini, che rimandano a sensazioni di insicurezza e vulnerabilità, tanto che continuano.

Il narcisismo è meglio compreso come un adattamento compensatorio per superare e mascherare la bassa autostima, invece che un genuino senso di grandiosità e grandezza”.

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