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Napoli

Una luna al museo // LA NOSTRA ESPERIENZA

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Una serata fatta per sognare, per ricordare, riscoprire e riscoprirci. Sabato 11 novembre al lapis museum, nel centro antico di Napoli, si è svolto l’evento “Una Luna al museo”, un evento organizzato da Nomea.

Una Luna al museo

Dopo essere stati accolti a un piccolo buffet, ci è stato permesso di percorrere a 35 metri di profondità, l’acquedotto greco-romano. Il nome è dovuto affatto che esso sia stato costruito dai greci nel IV secolo a.C. e ampliato poi dai romani alla fine del I secolo a.C. Si tratta di un percorso che consente di comprendere meglio le origini dell’attuale città partenopea, oltre che a scoprirne collegamenti su cui non ci si è mai fermati a riflettere. Parliamo di riscoprire e riscoprirci, perché per quanto ciò che vediamo possa apparire distante da noi per i secoli, la presenza stessa dell’acquedotto ricorda quanto invece sia vicina. L’intelligenza, la bravura dell’essere umano in passato, sono racchiuse nelle mura di tufo dell’acquedotto, rendendo in qualche modo eterno il loro passaggio. Ci ricorda che la storia non è solo passato, è anche il nostro presente e parte inevitabile del nostro futuro.

Il tempio della Dea Diana

Estremamente suggestiva e affascinante, il tempio della Dea Diana – Dea della caccia, sorella di Apollo (Dio del sole) e anche Dea della Luna.

Il percorso prosegue in una sala più buia, dove grazie a dei proiettori, si ha la possibilità di vivere qualche minuto di immersione negli attimi in cui l’Italia si è trovata coinvolta nella Seconda guerra mondiale. Parliamo del 1945, ma anche in questo caso, pensando per esempio a luoghi come la Palestina, viene difficile non pensare che le atrocità di allora, vengono vissute ancora oggi. La proiezione consente di rendere più vivida l’immagine dei bombardamenti, ciò che hanno visto e provato sulla propria pelle le persone in momento storico. Valore aggiuntivo viene dato dall’audio originale di Corrado Mantoni che annunciava la fine della guerra in Italia.

Gli artisti di Nomea

Se il percorso immersivo si aiuta a conoscere e/o rimembrare un passato non sempre pieno di luce, gli artisti di Nomea ci consento di racchiuderci per qualche minuto in una dimensione più surreale. Un collegamento tra emozioni, sensazioni e sentimenti legati agli elementi. La prima di queste esibizioni è stata quella di Marco Roberto Trupiano con percussioni ed hang drum. Attraverso la sua musica che sembrava richiamare a sé diversi suoni creati dall’acqua, ha creato un’atmosfera tanto delicata quanto gradualmente potente. Una melodia che ti spinge a osservare la particolarità di quegli strumenti oltre che a percepirla quasi sulla pelle.

L’esibizione di Giusy Papaccio ha contribuito a rendere ancora più magica la visione della luna nel tempio di Diana. Le corde dell’arpa delta suonate dall’artista, portavano lo spettatore a proiettarsi quasi in un sogno. Un susseguirsi di percezioni ed emozioni procurate da quelle melodie così armoniose. Complice, naturalmente, l’ambientazione circostante. Ultima ma non per importanza, l’estemporanea, Jessica Fiorillo che per contribuire alla parte visiva, ha mostrato dal vivo la finalizzazione di quadro sull’onda dell’ispirazione.

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