Published
11 mesi agoon
“Ceramiche Noi”: cinque anni fa erano sull’orlo del baratro della disoccupazione. La produzione doveva essere trasferita da Città di Castello (Perugia) all’estero. La delocalizzazione della fabbrica attuale “Ceramiche noi” in Armenia, annunciata dalla proprietà, avrebbe significato soltanto una cosa: chiusura e licenziamenti.
La speranza era arrivata da un sogno, un’utopia e dalle parole “inimmaginabili” dell’operaio Marco Brozzi. Durante l’ultima assemblea, quella della rabbia e della disperazione, aveva chiesto la parola: “Ragazzi rinunciamo alla disoccupazione e al Tfr e quei soldi li investiamo per comprarcela questa azienda e per conquistare nuovi mercati”.
Da quel giorno in poi un futuro inimmaginabile ed ancor più florido. Dai macchinari d’avanguardia nuovi di zecca, alla partecipazione di tutti quelli che hanno contribuito alla rinascita dell’azienda di ceramiche luxury made in Italy, risorta dalle proprie ceneri nel 2019 grazie allo strumento del workers buyout, quello che permette ai dipendenti di “riprendersi” un’azienda in crisi. Nonostante la cooperativa si sia trovata subito a dover fare i conti prima con la pandemia, poi con la crisi energetica – affrontata con determinazione e creatività – la gestione dei soci dipendenti sta andando decisamente bene.
Quel fatidico giorno qualcuno aveva sgranato gli occhi, altri erano rimasti a bocca aperta, ma il senso di spaesamento era durato pochi minuti. “Sì, ce la possiamo fare, ce la dobbiamo fare per noi e le nostre famiglie”, avevano gridato i dodici dipendenti rimasti e improvvisamente diventati imprenditori. E poco dopo avevano coniato lo slogan di questo sogno imprenditoriale: “Tutti per uno, un sogno per tutti” e se lo erano tatuato sulle braccia.
Ad oggi una rinascita che non solo ha salvato i posti di lavoro, ma ha creato un’impresa di riferimento nell’industria della ceramica artigianale di lusso, che esporta i suoi prodotti in tutto il mondo. Cinque anni dopo l’utopia di Ceramisia oggi per l’appunto Ceramica Noi, azienda leader nella ceramica di lusso, non solo è diventata realtà ma ha sorpreso anche i più pessimisti. Facendo il giro d’Europa. La nuova azienda, diventata cooperativa che ha raddoppiato i dipendenti, era stata citata dalla presidente Ursula Von Der Leyen come esempio di resilienza.
L’impresa è stata ricordata a Città di Castello con un evento. L’operaio Marco Brozzi, oggi presidente, ha parlato di un sogno.“l pianto di quei giorni si è trasformato in entusiasmo ed orgoglio. Mi ricordo ancora le parole della proprietà. Dovevo essere io a comunicare a tutti i dipendenti che l’azienda avrebbe delocalizzato in Armenia. Ero disperato, avevo le lacrime agli occhi. Adesso vedere quello che siamo riusciti a fare con le nostre forze è motivo d’orgoglio. La nostra grande famiglia adesso ha un luogo tutto nostro dove poter poggiare le basi per il futuro. E il nostro futuro è dorato”.
___