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Cronaca

Arresto di Osama Almasri in Libia per tortura e omicidio

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Arresto di Osama Almasri per tortura e omicidio

La Procura generale libica ha disposto la detenzione preventiva e il rinvio a giudizio di Osama Almasri Anjim, ex dirigente della polizia giudiziaria di Tripoli. I magistrati lo accusano di tortura nei confronti di detenuti e della morte di uno di loro a causa delle violenze subite.

La tv Libya24 ha diffuso la notizia su X, citando un comunicato ufficiale. Secondo la Procura, le indagini hanno raccolto prove di gravi violazioni dei diritti umani nella principale struttura di riforma e riabilitazione della capitale. I magistrati sostengono che almeno dieci detenuti abbiano subito torture o trattamenti crudeli e degradanti; uno di loro non è sopravvissuto.

A luglio l’ufficio del procuratore aveva chiesto assistenza alla Corte penale internazionale (CPI) per ottenere ulteriori prove, dopo aver interrogato Almasri in una prima sessione. L’attuale ordine di arresto rafforza un’inchiesta già aperta a livello nazionale.

Il nome di Almasri Njeem compare anche nel mandato di cattura emesso a inizio anno dalla CPI per presunti crimini di guerra e contro l’umanità: omicidio, tortura, violenze sessuali e persecuzioni, commessi soprattutto nel carcere di Mitiga dal 2015. Con la nuova misura, la giustizia libica riprende il controllo del procedimento penale.

La Procura di Tripoli ha confermato che Almasri si trova in custodia cautelare e che le prove raccolte risultano sufficienti per l’incriminazione.

Il precedente in Italia

Lo scorso 19 gennaio, la polizia italiana aveva arrestato Almasri a Torino in esecuzione del mandato della Corte penale internazionale. L’ex comandante si trovava in città con tre connazionali per assistere a una partita della Juventus.

Due giorni più tardi, le autorità italiane lo hanno rilasciato, dichiarando nullo l’arresto per la mancata consultazione del Ministero della Giustizia. Il governo libico ha poi organizzato il suo rimpatrio con un volo di Stato. All’aeroporto di Mitiga, i suoi uomini delle Forze di deterrenza Rada lo hanno accolto tra applausi e festeggiamenti.

La Procura di Roma aveva aperto un’indagine nei confronti del sottosegretario Alfredo Mantovano e dei ministri Carlo Nordio e Matteo Piantedosi, accusandoli di irregolarità nella liberazione di Almasri. Tuttavia, il Tribunale dei ministri ha archiviato il caso dopo che la Camera, il 9 ottobre, ha negato l’autorizzazione a procedere.

Le reazioni politiche e giudiziarie riguardo all’arresto di Osama Almasri

La decisione della Procura libica ha provocato forti reazioni in Italia.
L’avvocata Angela Bitonti, che rappresenta una donna ivoriana torturata da Almasri e residente nel nostro Paese, ha espresso soddisfazione ma anche amarezza:

“Sono felice per l’arresto, ma lo Stato italiano ha fatto una figura pessima. Presenterò una richiesta di risarcimento contro la Presidenza del Consiglio e i ministri coinvolti. Spero che la mia assistita ottenga finalmente giustizia.”

La segretaria del Partito Democratico, Elly Schlein, ha attaccato il governo:

“Il governo Meloni ha liberato e riportato in Libia un criminale che la Corte penale internazionale voleva arrestare. Ora persino la procura libica riconosce la gravità dei suoi crimini.”

Anche il leader del Movimento 5 Stelle, Giuseppe Conte, ha criticato l’esecutivo:

“Che umiliazione per l’Italia. Meloni e i suoi ministri hanno calpestato il diritto internazionale, firmato proprio a Roma, lasciando libero un torturatore.”

Il segretario di Alleanza Verdi Sinistra, Nicola Fratoianni, ha commentato su X:

“Quello che il governo italiano ha impedito a gennaio, ora accade in Libia. Palazzo Chigi dovrebbe provare vergogna.”

Infine, Federico Gianassi, capogruppo Pd in Commissione Giustizia, ha dichiarato:

“È paradossale che oggi sia la Libia a dare lezioni di giustizia all’Italia. Mentre Tripoli agisce contro un criminale, il governo Meloni ha scelto di non consegnarlo alla Corte penale internazionale.”

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