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Elezioni midterm: Trump cerca di truccarle nei collegi elettorali del Texas

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Il 2 gennaio 2021 dopo la fine dell’elezione presidenziale del 2020 Donald Trump telefonò al segretario di Stato della Georgia Brad Raffensperger chiedendogli di trovare 11.780 voti per poter sconfiggere Joe Biden nel “Peach State”. Raffensperger si rifiutò spiegando all’inquilino della Casa Bianca che l’elezione nel suo Stato era stata condotta in maniera legittima senza nessuna frode.

Midterm truccate?

Trump le provò tutte per ribaltare l’elezione del 2020 senza però riuscirci ma adesso sta agendo per truccare l’elezione di midterm il prossimo anno usando il Texas come leva. Il governatore del “Lone Star State” Greg Abbott, a differenza di Raffensperger, ha accettato la richiesta di truccare l’elezione nel suo Stato. Con una probabile sconfitta all’elezione di midterm Trump ha chiesto a Abbott di ridisegnare i collegi elettorali nel Texas per racimolare 5 seggi che potrebbero spianare la strada a mantenere la maggioranza repubblicana alla Camera.

Nell’elezione del 2024 i repubblicani hanno conquistato non solo la Casa Bianca ma anche maggioranze risicate in ambedue le Camere. Alla Camera Bassa i repubblicani hanno una leggera maggioranza (219-212 con 4 seggi vacanti). Maggioranza strettissima per legiferare ma il pericolo più grave per Trump sarebbe il controllo dei democratici dopo l’esito elettorale di midterm. Per prevenire una tale eventualità il 47esimo presidente ha escogitato una maniera spregiudicata di ridisegnare i collegi elettorali. Rispondendo a un giornalista se lui vuole ridisegnare tutti i collegi elettorali Trump ha risposto “No, solo un semplice ridisegno per conquistare cinque seggi”.

Ridisegnare i collegi

I collegi elettorali vengono ridisegnati in tutti gli Stati solo ogni dieci anni dopo il censimento. I cambiamenti demografici costringono gli Stati ai cambiamenti demografici che ampliano il numero dei seggi agli Stati con incrementi di popolazione togliendoli a quelli la cui popolazione diminuisce. Il ridisegno dei collegi elettorali in Texas è semplicemente una mossa per mantenere il potere al livello nazionale. I

legislatori democratici texani però hanno deciso di boicottare la sessione legislativa speciale convocata dal governatore. Cinquantasei dei 62 legislatori statali hanno abbandonato temporaneamente il Texas e non si sono presentati alla Camera eliminando il quorum, ossia la presenza di 2 terzi dei legislatori per le sessioni onde evitare l’approvazione di nuove mappe elettorali. Il governatore Abbott ha annunciato che devono ritornare in Texas e fare il loro dovere. Infatti ha minacciato di farli arrestare. Ha persino contattato la Fbi per vedere se possono arrestarli poiché la polizia del Texas non lo può fare in Illinois, Massachusetts e New York dove i “criminali” si sono trasferiti temporaneamente.

Non è la prima volta

Questi boicottaggi di legislatori democratici statali del Texas non sono una cosa nuova. Nel 2003 e poi nel 2021 avvennero simili situazioni con i legislatori fuggiti dal loro Stato ma poi alla fine i repubblicani prevalsero. Rispondendo a una domanda del conduttore del programma PBS Newshour Geoff Bennett, il parlamentare democratico texano James Talarico ha riconosciuto che in passato la loro strategia non ha funzionato completamente ma che la loro azione ha minimizzato i danni. Questa volta però vi sono contraccolpi nazionali. I governatori di Stati liberal hanno annunciato che se il Texas ridisegnerà i collegi elettorali anche loro faranno la stessa cosa per avvantaggiare il loro partito. In particolare spiccano i governatori Gavin Newsom della California e dell’Illinois JB Pritzker, ambedue ansiosi di sfidare i repubblicani anche perché potrebbero essere candidati alla presidenza nel 2028.

Ridisegnare i collegi elettorali in California sarebbe più complicato del Texas perché il sistema adottato dal Golden State concede il compito a una commissione indipendente creata per garantire elezioni democratiche. Newsom però ha espresso intenzione di bypassare la commissione, lavorare con la legislatura nella sessione del 14 agosto e poi indire un referendum all’elezione del 4 novembre. Il piano di Newsom prevede modifiche che trasformerebbero 5 seggi da repubblicani a democratici, in effetti neutralizzando quelli programmati da Abbott nel Texas.

Le elezioni midterm preoccupano Trump

Nelle elezioni di midterm del 2018 durante il primo mandato presidenziale di Trump i repubblicani persero 40 seggi alla Camera. Non si prevedono perdite simili nel 2026.

Il 47esimo presidente però sta cercando di correre ai ripari. Sa benissimo che con i democratici in controllo correrebbe il pericolo di numerose indagini sul suo operato che continua giorno dopo giorno a infrangere non solo norme ma abusare il suo potere che non pochi vedono rasentare a una dittatura. Lo può fare in questi giorni perché i repubblicani alla Camera e i loro colleghi al Senato hanno abdicato le loro responsabilità obbedendo in grandissima misura ai dettami di Trump. Il governo dell’attuale presidente Usa rompe tutte le norme e istituzioni che a lui interessano poco. I democratici hanno poca scelta e devono rispondere per le rime spingendo la nazione a una continua polarizzazione tra i due partiti.

Un Paese spaccato a metà

Come si sa il Paese è diviso in due e le elezioni sono vinte con piccolissimi margini. Ciò avviene non solo al livello presidenziale dove i tradizionali “swing states”, Stati in bilico determinano l’esito finale. Ma anche al livello dei seggi alla Camera e al Senato gli esiti sono in grandissima misura già predeterminati dalle divisioni inerenti. Il ridisegno dei seggi elettorali aumenta la polarizzazione riducendo le vittorie di candidati potenzialmente moderati che sarebbero propensi ai compromessi, indispensabili nel funzionamento della democrazia. Non si ottiene dunque cooperazione ma guerra continua, proprio quello che vuole Trump. Come ha detto il parlamentare Talarico i collegi elettorali andrebbero definiti dal governo federale secondo regole che promuovano la democrazia.

Al momento ciò sembra irrealizzabile.

articolo di Domenico Maceri

Domenico Maceri, PhD, è professore emerito all’Allan Hancock College, Santa Maria, California. Alcuni dei suoi articoli hanno vinto premi della  National Association of Hispanic Publications.

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