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Redazione
Questa la descrizione di Donald Trump comunicata da Madeleine Dean, parlamentare democratica della Pennsylvania, a Mike Johnson, lo speaker della Camera in un incontro al Campidoglio. Johnson, grande sostenitore di Trump al quale deve in grande misura l’incarico di presidente della Camera, non ha cercato di correggere la diagnosi della Dean ma si è limitato a ribattere che nel Partito Democratico ci sono anche membri fuori controllo. La Dean ha continuato dando come esempio dello squilibrio di Trump la sua performance davanti ai generali che Johnson ha detto di non avere visto. Strano perché tutti gli americani hanno visto l’incontro straordinario con quasi 800 generali e ammiragli americani convocati alla base dei Marines a Quantico nello Stato della Virginia.
Nel suo discorso Trump ha citato “l’invasione dell’interno” esemplificata nelle città di Los Angeles, New York, Chicago e San Francisco, classificando la situazione come “una guerra”. Trump ha asserito che queste “città pericolose potrebbero essere usate come luoghi di addestramento per le forze armate”. Il presidente non sembra preoccupato dalla Posse Comitatus, legge del 1878, che impedisce alle forze armate americane di operare dentro gli Stati Uniti senza l’autorizzazione del Congresso. Il 47esimo presidente ha continuato ammonendo i generali rimasti silenziosi che se le sue affermazioni “non sono di loro gradimento possono uscire dalla sala”.
“Ovviamente” ha continuato Trump, se uscite adesso “perderete il vostro rango e il vostro futuro”.
Lo squilibrio personale e politico di Trump con le emergenze che lui vede nelle città americane si è scontrato con i magistrati federali come abbiamo scritto recentemente in queste pagine. Spicca in particolare il caso di Portland in Oregon dove la giudice federale Karin J. Immergut, nominata proprio da Trump nel 2019 durante il suo primo mandato, ha congelato l’uso della Guardia Nazionale.
La Immergut ha asserito che il tentativo di Trump di federalizzare la Guardia Nazionale non riflette un’invasione o ribellione che le comuni forze dell’ordine non possono gestire. La Immergut ha continuato dicendo che l’interpretazione del presidente è «slegata dai fatti», ossia non c’è nessun pericolo imminente. Inoltre anche nel caso di Los Angeles il giudice federale Charles Breyer ha anche lui determinato che “non c’era ribellione” e che l’uso della guardia nazionale non era giustificato.
Gli squilibri di Trump sono completamente evidenti anche con la sua visione storpiata dell’economia e il suo uso dei dazi. Anche qui il 47esimo presidente ha visto un’emergenza basata sul deficit commerciale fra gli Stati Uniti e il resto del mondo.
Il presidente statunitense, come si sa, ha imposto dazi a quasi tutti i Paesi, poi facendo retromarcia, e poi riattaccando di nuovo senza logica. Difficile capire perché ha imposto il 10 percento di dazi alla Gran Bretagna e il 15 percento alla Comunità Europea. Anche nel caso dei dazi di 50 percento al Brasile di alcuni mesi fa “l’emergenza” di Trump consiste della sua rabbia sull’ingiusto trattamento dell’ex presidente Jair Bolsonaro che era stato condannato dalla magistratura brasiliana. Nel caso del Canada i dazi sono cominciati a 25 percento poi aumentati a 35 e proprio in questi giorni Trump ha annunciato un aumento aggiuntivo del 10 percento. La ragione di Trump? Una ritorsione per annunci della provincia dell’Ontario con video del 1987 del presidente americano Ronald Reagan in cui lui spiega la sua opposizione ai dazi.
David Ignatius, direttore associato del Washington Post, vede anche uno squilibrio di Trump in geopolitica. Ignatius ha scritto recentemente che Trump sta sottovalutando la minaccia della Russia non solo in Ucraina ma anche con alcune recenti incursioni di drone nello spazio territoriale della Polonia considerati anche come violazione della Nato. Inoltre la Comunità Europea ha accusato la Russia di attacchi alla democrazia mediante campagne di disinformazione e interferenza nelle elezioni. Non sorprende dunque la preoccupazione della Svizzera di un possibile conflitto armato che ha motivato l’obbligo di rimodernare i bunker per la protezione civile.
Trump non sembra affatto preoccuparsi degli impegni americani verso gli alleati europei i quali hanno già cominciato a capire che gli Stati Uniti non sono affidabili.
Il presidente americano appare preoccupato dal narcotraffico e ha iniziato una campagna di attaccare imbarcazioni in acque internazionali vicino al Venezuela che secondo lui trasportano droga verso gli Stati Uniti. Fino al giorno d’oggi 13 attacchi si sono verificati e l’amministrazione Trump non ha offerto prove che si tratti di narcotrafficanti. Quindi l’accusa di Trump equivale a una condanna e esecuzione. In uno di questi casi due individui sopravvissuti sono stati rilasciati e consegnati alla Colombia e l’Ecuador affinché siano processati. Perché non processarli negli Usa se veramente sono criminali? Ci saranno altri individui uccisi che possono essere innocenti? Il Congresso americano tace e lascia Trump operare come la legge del Paese e persino del mondo. Una delle rare voci contro questi attacchi è il senatore libertario Rand Paul, repubblicano del Kentucky, che ha classificato questi attacchi come “assassinii extragiudiziali”.
Negli ultimi mesi della presidenza di Joe Biden i media e alcuni leader democratici ricalcarono la sua debole condizione fisica e mentale. Nel caso di Trump si tratta di un relativo silenzio non solo dalle due Camere dominate da repubblicani ma anche dai media corporativi. In alcuni casi si tratta di timori per ritorsioni di Trump e in molti casi anche per proteggere contratti con il governo statunitense che l’inquilino della Casa Bianca non esiterebbe a eliminare in caso di mancato “rispetto”.
articolo di Domenico Maceri
Domenico Maceri, PhD, è professore emerito all’Allan Hancock College, Santa Maria, California. Alcuni dei suoi articoli hanno vinto premi della National Association of Hispanic Publications.
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