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In un’epoca in cui molte realtà aziendali spingono per la settimana corta o per modalità di lavoro più flessibili, un fenomeno opposto sta guadagnando terreno nel settore tecnologico statunitense: il modello lavorativo 996 (o “9-6-6”), che implica turni dalle 9:00 alle 21:00 per sei giorni a settimana, cioè 72 ore lavorative settimanali.
Il modello 996 nasce in Cina, come pratica estrema delle aziende tech che richiedevano ai dipendenti di lavorare 12 ore al giorno (dalle 9 alle 21), sei giorni su sette. Sebbene in Cina tale pratica abbia incontrato proteste e critiche, oggi il 996 sta prendendo sempre più piede anche negli Stati Uniti. Soprattutto nella Silicon Valley, in particolare fra le startup operanti nel campo dell’intelligenza artificiale.
Alcune aziende inseriscono già nei loro annunci di lavoro una clausola esplicita: “disponibilità a lavorare oltre 70 ore settimanali”, e scoraggiano già da subito i candidati poco disposti a sacrifici estremi. In certi casi, il 996 è presentato proprio come un prerequisito per partecipare al processo di selezione.
Le ragioni che spingono alcune startup ad adottare questo modello sono legate alla convinzione che una corsa serrata, con ritmi intensi, possa dare un vantaggio competitivo in un contesto dove innovazione e velocità sono tutto. Inoltre, dietro c’è un fattore culturale. In ambienti dove la retorica del sacrificio è valorizzata, lavorare orari estremi dimostra un segno di dedizione, “resistenza” e visione imprenditoriale
Tuttavia, non tutti sono d’accordo nell’applicare questo modello lavorativo: secondo alcuni imprenditori, l’estensione indiscriminata del 996 (anche a collaboratori “meno senior”) può avere un impatto negativo sulla salute e sulla motivazione dei collaboratori.
Le principali preoccupazioni riguardano il burnout mentale e fisico, l’aumento del tasso di turnover e soprattutto la perdita di qualità del lavoro nel lungo termine. Un modello che richiama la cultura del “sempre di più” rischia di esaurire le persone prima che possano esprimere il loro pieno potenziale.
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