«Non sapevamo nulla di quello che lui le faceva. Per noi era una relazione normale, lei non ci parlava delle violenze».
Queste sono le parole della madre di Pamela Genini, la 29enne uccisa con oltre trenta coltellate da Gianluca Soncin lo scorso 14 ottobre a Milano.
Nel corso delle indagini coordinate dalla Polizia e dalle pm Letizia Mannella e Alessia Menegazzo, è stato ascoltato anche il fratello di Pamela. Anche lui ha confermato che la famiglia non era al corrente degli abusi e delle violenze subite dalla giovane per circa un anno e mezzo.
La madre, Una Smirnova, ha iniziato il terzo giorno di audizioni in Procura a Milano, nell’ambito dell’inchiesta sul femminicidio. Ieri ha dichiarato ai media che, se le amiche di Pamela avessero saputo delle violenze, avrebbero dovuto denunciarle, sottolineando: «L’hanno lasciata sola». Ha inoltre raccontato della proposta di matrimonio fatta da Soncin a Pamela per telefono: «Sembrava gentile, ma si è rivelato un mostro».
La madre ha anche spiegato di aver visto che la figlia si era fatta curare un dito rotto dopo un’aggressione avvenuta a Cervia il 3 settembre 2024, ma non sapeva che fosse stato Soncin a causare quella ferita. Altre testimonianze confermano che Pamela non parlava in famiglia della relazione tossica e violenta che stava vivendo.
Dopo questa fase di audizioni, iniziata lunedì, gli investigatori stanno ricostruendo il percorso compiuto da Soncin quel giorno, partito da Cervia per raggiungere Milano e uccidere Pamela, che considerava «un suo oggetto».
Si attendono inoltre i risultati delle analisi sui telefoni sequestrati, fondamentali per le indagini.
L’uomo, 52 anni, originario di Biella e con trascorsi tra Veneto e Cervia, è detenuto nel carcere di San Vittore. Durante gli interrogatori ha scelto di non rispondere, mantenendo il silenzio e senza collaborare con gli inquirenti.
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