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Napoli, Conte chiama la squadra alla svolta: “Conta solo il bene del gruppo”

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Al ritorno dall’Olanda, il Napoli ha voltato pagina con un confronto intenso e diretto. Fonti vicino al Centro di Castelvolturno raccontano di un Antonio Conte e la squadra che si sono ritrovati al centro sportivo per una lunga riunione, durata circa un’ora, nella quale sono stati rivisti e analizzati i momenti chiave del pesante ko contro il PSV Eindhoven. Il tecnico con i suoi giocatori, ha passato in rassegna la gara con l’aiuto dei video, analizzando errori e atteggiamento. Il messaggio emerso è stato chiaro: la squadra è davanti a un bivio. Da una parte, la possibilità di reagire immediatamente, mostrando orgoglio e carattere già sabato contro l’Inter; dall’altra, il rischio di lasciarsi trascinare da una crisi profonda, nascondendosi dietro l’alibi di una serata storta.

Conte, conoscendo bene se stesso e i suoi uomini, sa che non ci saranno mezze misure. Il 6-2 incassato in Olanda è stato un colpo durissimo, ma può trasformarsi in una scossa salutare. Il tecnico ha parlato di fronte a un gruppo provato, consapevole della gravità del momento, ma ancora unito nella voglia di rialzarsi: «Non mi interessa la gloria individuale, il bene supremo è il Napoli».

Il problema, oggi, è che la squadra sembra aver perso identità e riferimenti. Non riesce più a gestire i vantaggi, anzi è spesso in svantaggio, fatica a reagire alle difficoltà e appare lontana dall’immagine feroce e determinata che l’aveva contraddistinta solo pochi mesi fa. È come se quel Napoli, quello dell’entusiasmo e della compattezza, non esistesse più. Ora serve ricostruire, rigenerare motivazioni e certezze, adattandosi a un contesto mutato: nuovi giocatori, nuovi equilibri tattici, nuove dinamiche interne.

Il messaggio finale, dentro lo spogliatoio, è arrivato forte: basta alibi. Il Napoli deve ritrovare sé stesso, il carattere e la fame che l’hanno reso grande nell’ultimo anno. L’occasione per dimostrarlo è già dietro l’angolo, contro l’Inter. E questa volta non ci saranno seconde possibilità.

Napoli, tra emergenza e confusione: Conte deve ritrovare identità e lucidità

Il presidente De Laurentiis, in piena sintonia con Conte, predica serenità e pazienza. È convinto che i nuovi innesti abbiano bisogno di tempo per integrarsi, ma sostiene pienamente la linea del tecnico: unità di pensiero e sacrificio comune per rimettere il Napoli in carreggiata.

Le avvisaglie c’erano già state durante il ritiro, quando Antonio Conte aveva accennato a possibili difficoltà sul piano fisico e mentale. Non erano parole di circostanza, né allarmi infondati: quanto previsto dal tecnico si è puntualmente verificato. Dopo la convincente prestazione contro la Fiorentina — forse l’ultima vera esibizione da squadra affamata e dominante — il Napoli ha iniziato a mostrare segni evidenti di stanchezza, disorientamento e fragilità…..eppure nove undicesimi della squadra di oggi è quella che a Maggio aveva vinto lo scudetto!

Il gruppo appare oggi smarrito, appesantito da un logorio che va oltre la semplice fatica muscolare. È una questione di equilibrio tra lavoro, intensità e pressione, un mix che oggi sembra non funzionare più. Il doppio impegno tra campionato e coppe, invece di dare continuità, motivazione e certezze, rischia di prosciugare energie preziose. E gli infortuni, numerosi e pesanti, spesso anche nella stessa partita e ruolo, sono diventati un campanello d’allarme difficilmente ignorabile.

Il Napoli di Conte oggi è una squadra ferita, ma non finita. Ritrovare serenità e identità è la priorità assoluta. L’isteria non aiuta, anzi: rischia solo di aggravare una crisi che, per ora, è ancora gestibile. Conte dovrà ricomporre i pezzi, recuperare gli uomini chiave e restituire al gruppo quella fame e compattezza che hanno fatto la differenza all’inizio del suo percorso. Il tecnico dovrà isolare la squadra dalle critiche feroci che in queste ultime settimane sono state mosse dalla stampa locale e nazionale che talvolta esagerano nei commenti esasperando gli animi già avviliti dei tifosi napoletani.

Perché il Napoli subisce troppi gol: le crepe dietro la difesa di Conte

Il Napoli non è più la fortezza che Antonio Conte sognava di costruire. Dopo un avvio incoraggiante, la squadra ha iniziato a concedere troppo e troppo facilmente: reti evitabili, disattenzioni, spazi enormi tra i reparti, giocatori che non pressano più il portatore di palla avversario. Ma perché succede?

La risposta non è semplice, perché le cause sono molteplici. Il primo problema è l’equilibrio tattico. La squadra gioca spesso lunga, con gli esterni che spingono alti e il centrocampo che fatica a coprire. Senza Lobotka, il metronomo che detta tempi e distanze, il Napoli perde ordine e misura: la linea difensiva resta esposta, e gli avversari ringraziano.

Poi c’è la questione fisica e mentale. Il gruppo appare logoro, scarico, meno reattivo nei momenti decisivi. Il pressing, un marchio di fabbrica del calcio di Conte, è diventato disordinato: chi va, chi resta, chi arriva in ritardo. Così il Napoli si ritrova spesso sbilanciato, vulnerabile sulle transizioni e sulle seconde palle.

A tutto questo si sommano gli infortuni. L’assenza di Rrahmani e altri titolari ha costretto Conte a cambiare troppo spesso la linea arretrata, compromettendo gli automatismi difensivi. E quando cambiano gli interpreti, cambiano anche i tempi, le letture, le coperture.

Infine, un capitolo a parte meritano i nuovi acquisti. Tolti Hojlund e De Bruyne, gli altri volti nuovi non hanno ancora trovato un ruolo chiaro o un rendimento all’altezza. Se davvero, come ha detto Conte, “i nove innesti hanno complicato gli equilibri interni”, allora il problema potrebbe risalire anche ad una squadra non abbastanza matura da accettare i nuovi arrivati ma anche alle scelte di mercato su giocatori valutati solo tecnicamente e non caratterialmente, vedi Lucca. Tuttavia, sarebbe un errore madornale cedere alla frenesia e mettere tutto in discussione dopo poche settimane: servono calma, tempo e lavoro……finora pochi hanno inciso davvero. Alcuni sembrano ancora spaesati, non pienamente dentro le logiche del tecnico. E quando in un gruppo si rompe la sincronizzazione, anche il migliore dei sistemi difensivi rischia di andare in tilt.

Alla fine, il vero interrogativo resta uno solo: che Napoli vogliamo vedere?
Una squadra che si piega sotto il peso delle difficoltà, cercando alibi infortuni e stanchezza, o un gruppo che reagisce con orgoglio, trasformando la delusione in energia?

Conte lo sa: non esistono mezze misure. O si ritrova identità, fame e coraggio oppure la crisi diventerà inevitabile, duplicando la già nota stagione di Rudi Garcia. Ma la risposta, adesso, non passa più soltanto dalle parole dell’allenatore.

Passa dai giocatori, dalle loro scelte, dal modo in cui scenderanno in campo contro l’Inter.
Riusciranno a cambiare passo? A dimostrare che quella di Eindhoven è stata davvero solo una notte storta?
O dovremo ammettere che questo Napoli ha perso, più che una partita, la propria anima?

I correttivi sono pochi ma vanno applicati nel più breve tempo possibile.

Sabato prossimo alle ore 18.00 avremo una prima risposta ai nostri tanti interrogativi!

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