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Obesità severa e carcinoma,operata con successo al “Moscati”

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Autore Aniello Russo – 51enne paziente napoletana “rifiutata” da altri ospedali campani

Un caso considerato impossibile

Una donna di 51 anni, residente in provincia di Napoli, affetta da carcinoma all’endometrio e obesità severa, è stata sottoposta con successo a un intervento di isterectomia radicale robot-assistita presso l’Azienda ospedaliera “San Giuseppe Moscati” di Avellino. La paziente, che pesava 175 chilogrammi per 1,47 metri di altezza, era stata precedentemente rifiutata da più strutture sanitarie a causa dell’elevato rischio operatorio. L’operazione, ritenuta tra le più complesse mai eseguite in ambito ginecologico robotico, è stata portata a termine con esito positivo.

Preparazione e riduzione del rischio

Prima dell’intervento, la donna è stata sottoposta a un protocollo nutrizionale mirato, elaborato in collaborazione con il reparto di malattie endocrine. In appena un mese, la paziente ha perso 12 chilogrammi, risultato che ha permesso di ridurre sensibilmente i rischi anestesiologici e chirurgici. Tale percorso preparatorio è stato considerato fondamentale per garantire la sicurezza dell’operazione.

L’intervento robotico con il sistema “Da Vinci Xi”

L’isterectomia è stata eseguita con il robot “Da Vinci Xi”, una piattaforma di chirurgia mininvasiva di ultima generazione che consente una visione tridimensionale ad alta definizione e una precisione millimetrica nei movimenti chirurgici. Grazie a questa tecnologia, è stato possibile operare con estrema accuratezza anche in presenza di un quadro anatomico complesso come quello della paziente.

Un lavoro di squadra e una vittoria della medicina

L’equipe guidata dal primario Mario Ardovino, in collaborazione con i reparti di Terapia intensiva e Malattie endocrine, ha affrontato la sfida con competenza e determinazione. «Abbiamo accettato una sfida complessa e l’abbiamo vinta grazie al lavoro di squadra», ha dichiarato Ardovino. Dopo appena tre giorni, la paziente è stata dimessa in buone condizioni, senza complicanze post-operatorie. Il caso dimostra come la pianificazione accurata e l’uso di tecnologie avanzate possano aprire nuove possibilità di cura anche per i pazienti ad altissimo rischio.

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