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Qualcosa di bello e disorto // RECENSIONE

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qualcosa di bello e distorto

Perversione, arte, amore e morte – questi gli ingredienti di Qualcosa di bello e distorto, romanzo d’esordio di Ivan D’Apice che ho letto in anteprima: ecco cosa ne penso.

Qualcosa di bello e distorto: di cosa parla?

Quando ho iniziato a leggere Qualcosa di bello e distorto non sapevo bene cosa aspettarmi. Forse una storia d’amore, un’atmosfera un po’ british, magari una spolveratina di mistero – ma quello che ho trovato tra le pagine di questo romanzo ha decisamente superato le mie aspettative: rapporti vischiosi, morbosi, irresistibili; personaggi complessi, tanto traviati quanto interessanti; e un twist finale che fa virare bruscamente la storia dal forbidden romance all’horror.

Si tratta, senza dubbio, di una lettura stratificata, tanto complessa quanto disturbante – un cucchiaio di miele dal retrogusto amaro, un boccone così dolce da essere ripugnante e che però, proprio per questo, è impossibile mettere giù prima della fine del pasto.

La storia comincia quando Carola, dopo la morte improvvisa del padre, si trasferisce a casa degli zii e del fratellastro, Desmond, che non vede da anni e di cui ha pochissimi ricordi. Mentre Carola si prepara a recitare la parte della nipote e della sorella perfetta, Desmond la accoglie con fastidio: interessato solo alla sua passione, l’arte, pensa che la presenza della sorellastra possa rovinare il precario equilibrio che è riuscito a raggiungere.

Quello a cui i due fratelli non sono preparati, però, è il modo in cui le loro necessità, le loro caratteristiche e i loro desideri si incastrano – Desmond e Carola non riescono a resistersi e scivolano, di pagina in pagina, in un seducente baratro cosparso di petali, amore e colori, uno sforzo che raggiunge il culmine in un tripudio di degrado e perversione.

Può, si chiede l’autore nella quarta di copertina, qualcosa che ti fa ottenere ciò che desideri essere davvero sbagliato? Tra le righe di Qualcosa di bello e distorto non c’è una risposta a questa domanda – l’onere di trovarla viene lasciato allo sguardo dei lettori, spettatori inerti dell’amore depravato che nasce tra Carola e Desmond.

 

Persone e non personaggi

Il punto di forza principale del romanzo sono, senza dubbio, i personaggi.

Non importa che i protagonisti incontrino o meno le simpatie del lettore – sono stratificati, tridimensionali, pieni di difetti e pregi che li rendono autentici: non sono solo maschere, ma sembrano persone vere. Quest’attenzione non è stata riservata solo a Carola e Desmond, ma anche i personaggi secondari sono ben caratterizzati, anche per quelli che appaiono nel romanzo solo per poche scene.

L’autore osserva i suoi personaggi con attenzione e, poi, ci presta la sua voce per riuscire a vederli davvero.

Occhi, sguardi, Spettatori

Uno dei temi che ricorre più spesso in Qualcosa di bello e distorto è il rapporto tra chi vede e chi si mostra, tra chi osserva e chi viene guardato – Desmond, l’artista, è lo sguardo; Carola, l’attrice, la musa; insieme diventano arte.

Nel romanzo è centrale la distanza tra ciò che i personaggi sono e il modo in cui scelgono di farsi vedere dagli altri, distanza che può essere accorciata e trasformarsi in autenticità, accettazione, appartenenza – e che può essere anche annullata, un atto radicale che trasforma ogni relazione in amore assoluto, pericoloso e degenerato.

Insomma: vale la pena leggere Qualcosa di bello e distorto? Senza alcun dubbio, pur invitandovi a tenere ben presente che ci sono diversi temi forti di cui si parla nel romanzo, vi diciamo di sì.

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