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3 mesi agoon
Il gioco del calamaro giunge al termine. Squid Game 3 è ora disponibile sulla piattaforma Netflix: è all’altezza delle precedenti stagioni?
La critica al capitalismo è presente in numerosi lavori cinematografici coreani e Squid Game non è esente da questa tematica.
Quanto sei disposto a giocarti pur di avere successo nella vita?
In questa serie possiamo dire che vige molto una poetica verdiana: non importa quanto passi in avanti tu faccia, il tuo status iniziale comunque non si può cambiare.
O meglio, alcuni protagonisti possono avere una vera e propria svolta nella vita, ma ciò porta a perdere la propria umanità.
In Squid Game 3 vediamo un Gi-hun completamente diverso nei primi due episodi. Non è più quel personaggio che lotta per abbattere un sistema, è ormai disilluso. E arriva anche il momento che non si fa scrupoli a uccidere un ex compagno per vendetta. Se nel finale della prima stagione era pronto a tendere la mano a quello che una volta era il suo migliore amico, ora ha capito che non può fare nulla contro il sistema e che il male non si può annientare perché ci sarà sempre qualcun altro pronto a raccogliere i semi di quello che è stato seminato.
Un esempio eclatante è il finale. Da tempo era stato annunciato che Squid Game avrebbe avuto un remake americano e viene annunciato nella stagione conclusiva da una guest star d’eccezione, ovvero Cate Blanchett.
Il Gioco del Calamaro esiste, non fa parte solamente della società coreana.
La crudeltà della storia viene messa in luce attraverso il secondo episodio di stagione: i giocatori devono sfidarsi a nascondino e alcuni di loro cercano di sfuggire ai loro avversari che vogliono ucciderli.
Si tratta di una puntata che ricorda molto la sesta della prima stagione, anche l’estetica della sceneggiatura la ricorda, sebbene la sceneggiatura non abbia lo stesso impatto emotivo.
Non si guarda più in faccia nessuno, si è pronti a prendere in mano un coltello e a uccidere anche il proprio stesso figlio pur di sopravvivere.
La vera eroina della puntata è la 120. La giocatrice rappresenta una vera e propria eccezione al sistema e, sebbene abbia la possibilità di salvarsi, non esita a correre indietro ad aiutare due compagne più deboli in difficoltà.
Possiamo definirla come l’antitesi di altri personaggi. Avevamo già notato con la seconda stagione di Squid Game che molti personaggi ricalcano quelli introdotti nel primo arco narrativo e queste ultime puntate abbiamo la conferma di quanto analizzato precedentemente.
Abbiamo un giovane personaggio che perde completamente la propria umanità e finisce per trasformarsi in un altro Sang-woo. Non si cura neanche della donna che diceva di amare o della figlia appena nata, il suo principale interesse è vincere il montepremi.
E sebbene anche il nostro protagonista metta in discussione i suoi ideali, nel finale dimostra ancora una volta che non ha perso la sua umanità, che non si trasformerà in un nuovo Front Man e che è pronto a sacrificarsi in un nome di un bene superiore. La sua morte era più che scontata, ma il fatto che abbia permesso a una neonata di sopravvivere mette in luce il suo bene cuore.
E riesce a far ricredere anche lo stesso Front Man, che nel finale di stagione non sembra più sicuro che lo Squid Game sia una cosa giusta. Che abbia ricominciato a credere negli esseri umani?
Squid Game 3 critica il capitalismo, ma dobbiamo mettere in luce un’amara verità: è frutto del capitalismo. Netflix si è reso conto del grandissimo successo del prodotto e ha cercato di sfruttarlo il più possibile per guadagnare.
Non è un finale perfetto, molte cose sono rimaste aperte. Di alcuni aspetti ne avremo voluto sapere di più, ma non si può negare che sia un finale ingiusto, sebbene sicuramente in molti non saranno felici.
Ma Squid Game non è altro che rappresentazione della realtà e la vita, purtroppo, ha sempre un retrogusto dolceamaro.
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