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Nel 2023, a Kingsley, nel Regno Unito, una donna annegò la figlia di 2 anni in un lago. Interrogata sui motivi del folle gesto, la 42enne raccontò che per lei “il modo migliore per proteggere Annabel da una cattiva mamma era ucciderla“.
La condannata, Alice Mackey, approfittò dell’assenza del padre dalla piccola per condurre la figlia, Annabel, al lago. Dopo averla gettata in acqua, ha trattenuto la bambina fin quando non ha smesso di muoversi – sebbene i soccorsi siano arrivati prima della morte della bimba, la piccola non ce l’ha fatta ed è deceduta il giorno successivo in ospedale.
Le forze dell’ordine hanno raccontato che la 42enne ha inzialmente cercato di depistare le indagini, raccontando di un rapimento e poi di un tragico ritrovamento nel lago – suggerendo l’idea che la bambina si fosse allontanata da sola – per poi ammettere di averla uccisa per “proteggerla”.
Alice Mackey – che prima dell’infanticidio lavorava in una scuola – soffriva di depressione post-partum e ansia, trattate inizialmente con antidepressivi e antipsicotici. Dopo un ricovero – nel 2022 – presso un ospedale psichiatrico, la donna ha sospeso l’assunzione di farmaci. “Nel suo stato delirante” ha commentato il giudice Justice Saini “considerava [l’omicidio] un atto di pietà“.
Questo non gli ha impedito di condannare la donna a 4 anni di carcere.
“La perdita di mia figlia ha devastato ogni aspetto della mia vita” racconta Peter Mackey, il padre della piccola vittima. “Sono tormentato dall’idea del modo in cui mia figlia sia stata uccisa, dal pensiero del dolore e della paura che possa aver provato. Sento un senso di colpa costante per non essere stato a casa quel giorno.”
L’avvocato dell’omicida, Patrick Gibbs KC, ha dichiarato che la donna “si pente sinceramente per la perdita di Annabel e per il dolore inflitto a chi le voleva bene.”
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