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Cinema

Wicked: For Good // RECENSIONE

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Wicked – For Good ci fa versare tante lacrime, ma proprio tante. Jon M. Chu riesce a rendere omaggio al tanto amato musical. Scopriamo insieme perché l’adattamento è una scommessa vinta.

“Wicked: For Good” è una storia d’amore, ma Fiyero non è il protagonista

Wicked: For Good è una storia d’amore, ma non nel modo in cui siamo abituati a pensare alle storie d’amore. Il bel principe Fiyero è interesse amoroso delle due protagoniste, ma non è il centro di questa storia d’amore.

Wicked è la storia d’amore tra Elphaba e Glinda, ma anche in questo caso non è nel classico modo in cui la immaginiamo. Non è una storia d’amore queer, ma è comunque una storia d’amore.

Quello che manca al cinema contemporaneo sono le storie d’amicizia, ci mancano proprio le storie belle. A volte il regista sembra inserire degli elementi che fanno pensare al queer baiting; più di una volta viene spontaneo chiederci: “ma cosa ci importa di Fiyero? Noi vogliamo vedere Elphaba e Glinda”.

E una mossa geniale è quella di non mostrare Dorothy in Wicked: For Good, nonostante si voglia rendere omaggio alla mitica Judy Garland, protagonista della pellicola del ’39. Come afferma il regista stesso, questa è la storia di Elphaba e Glinda e non ha voluto distogliere l’attenzione sulle due. La scelta può piacere o meno, ma dal nostro punto di vista è comprensibile.

Il momento più alto della pellicola è la canzone For Good, interpretata da due magistrali Ariana Grande e Cynthia Erivo. Si tratta di un momento molto intimo tra le due, perché sono consapevoli che sarà l’ultimo momento in cui si vedranno. E cosa puoi dire al tuo migliore amico quando sai che non lo vedrai mai più? Che il vostro legame è destinato per sempre.

Alcune cose sono un po’ frettolose

Per quanto Wicked: For Good sia un film riuscito e ci commuove, ci sono più difettucci rispetto la prima parte.

In Wicked i personaggi secondari venivano appena accennati, ma ci si aspettava che venissero approfonditi maggiormente rispetto a quanto ci viene mostrato.

Ma, diamo a Cesare quel che è di Cesare, su questi “difetti” di sceneggiatura possiamo anche sorvolare, perché comunque si è cercato di fare del proprio meglio per adattare un’opera teatrale. Quindi, quello che stiamo “criticando” deriva dal teatro, anche se, magari, ci si aspettava che si riuscisse a sistemare meglio quegli aspetti che andavano troppo di fretta.

In primis, parliamo di Fiyero. Essendo il protagonista maschile della storia, ci si aspettava maggior approfondimento. Si tratta del deus ex machina che causa il contrasto tra le due protagoniste, ma rimane lì; avevamo già capito che c’era molto di più in lui della sua bellezza, mostra una sensibilità non comune a tutti, ma volevamo qualcosa in più.

Il momento in cui Fiyero ed Elphaba cantano (in maniera egregia!) As Long As You’re Mine poteva dare di più a livello registico. Però il momento in cui la Perfida Strega urla il suo dolore in No Good Deed è molto impattante. E per quanto riguarda Fiyero… okay, forse qualcuno aveva già compreso che sarebbe diventato lo Spaventapasseri e cosa pensiamo di lui? Non è stato fatto uso della CGI, non è male, ma il trucco non è perfetto; è più riuscito l’Uomo di Latta, alias il nostro Boq… ops!

Bene, passiamo proprio a lui e Nessarose. Forse sono i due personaggi più tragici di tutta la storia. Il primo viene intrappolato in una vita infelice insieme a quella che diventa la Perfida Strega dell’Est, ma anche loro avrebbero potuto dare molto di più. Capiamo (forse) le ragioni per cui Nessarose finisce per diventare malvagia (differentemente da sua sorella), ma con uno screentime leggermente maggiore il tutto sarebbe diventato molto più impattante. Anche lo stesso Boq dice veramente poco, ci sarebbe piaciuto vedere un po’ di più di lui e della sua furia.

Anche il mago, Madame Morrible e il leone codardo non hanno molto spazio. Forse in molti rimarranno delusi dalla velocità con cui si scopre il mistero riguardo al VERO padre di Elphaba; spoiler, ma non è spoiler: il nostro “buon” mago è il papino della strega con la pelle verde e l’uomo, affranto dal dolore per aver causato la morte dell’unica figlia, accetta l’esilio e torna nel nostro mondo. Un po’ di fretta, così come la fine della preside di Shiz che finisce per rimanere nella stessa gabbia in cui venivano chiusi gli animali.

Anche l’aspetto politico perde importanza rispetto il primo film. La lotta animalista si perde dopo i primi minuti di film, perché Elphaba deve affrontare più di una lotta.

Ma questa è la storia d’amore di Elphaba e Glinda, va bene così.

Wicked: For Good

Che dire della regia?

La regia della prima pellicola era molto più maestosa. Basti pensare al momento di Defying Gravity (abbiamo ancora i brividi!), qui Jon M. Chu osa di meno. Come abbiamo detto, As Long as You’re Mine poteva offrire momenti molto più epici e romantici; paradossalmente rimane molto più di impatto la carezza di Elphaba nel primo film.

Si tratta di una regia molto più semplice, ma questo non significa che non sia buona. Volevamo un po’ di più, ma va bene così. Interessante è la fotografia in bianco e nero nel momento della tortura di Fiyero, prima della sua trasformazione in Spaventapasseri.

Wicked: For Good – Per concludere

Wicked: For Good non è magnifico come Wicked, ma è un bel film. Assolutamente un ottimo film e lo vedremo sicuramente candidato agli Oscar (Ariana Grande è giunto il tuo momento?). I costumi sono ottimi, specialmente quelli di Glinda e Madame Orrible. Le canzoni sono magnifiche e bisogna fare un apprezzamento anche ai due componimenti inediti: No Place Like Home The Girl in The Bubble (una delle due sarà sicuramente candidata agli Oscar!).

Fortunatamente il cinema italiano sembra aver capito i propri errori e le canzoni sono in inglese.

Se avete apprezzato il primo film difficilmente odierete il secondo. Un consiglio: portatevi dei fazzoletti perché in For Good si piange, ma proprio tanto.

Wicked: For Good

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