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Cronaca

Bologna, Ustica, 45 anni dopo: una ferita ancora aperta nella coscienza della Repubblica

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A 45 anni dalla strage di Ustica, l’Italia torna a interrogarsi su una delle pagine più buie della sua storia. Era il 27 giugno 1980 quando il volo DC9 Itavia, partito da Bologna e diretto a Palermo, scomparve dai radar e precipitò nel Tirreno. A bordo, 81 persone tra passeggeri ed equipaggio: non ci furono superstiti.

Una tragedia che, come ha ricordato il Presidente della Repubblica Sergio Mattarella, ha lasciato un “segno doloroso e profondo” nella storia nazionale, e che “non potrà mai essere cancellato”. Il Capo dello Stato ha ribadito che “la Repubblica non abbandona la ricerca della verità e sollecita la collaborazione di tutti coloro che, anche tra i Paesi amici, possono aiutarci a rispondere al bisogno di giustizia”, sottolineando come questa domanda sia parte stessa del tessuto democratico italiano.

Bonfietti: “Se non ci riesce la magistratura, ci deve riuscire la politica”

Parole forti anche da Daria Bonfietti, presidente dell’Associazione parenti delle vittime di Ustica, che durante la commemorazione a Bologna ha espresso amarezza per la recente richiesta di archiviazione dell’inchiesta da parte della Procura di Roma. “La magistratura – ha detto – chiede l’archiviazione perché non ha avuto risposte esaurienti dai Paesi amici ed alleati. Ma oggi sappiamo più cose di un anno fa. È chiaro e certo che fu abbattuto un aereo civile in tempo di pace, e non c’era la guerra quella notte”.

Per Bonfietti, se la giustizia ordinaria non riesce a fare piena luce, allora è la politica a dover prendersi la responsabilità di trovare i colpevoli, perché “la verità è un diritto democratico”.

I messaggi delle istituzioni: dalla Camera al Senato

Anche i vertici istituzionali hanno espresso la loro vicinanza alle famiglie delle vittime. Il Presidente della Camera Lorenzo Fontana ha definito la strage “una ferita aperta” e ha ribadito che “accertare la piena verità deve essere un obiettivo da perseguire con determinazione”.

Sulla stessa linea il Presidente del Senato Ignazio La Russa, che ha richiamato il dovere di mantenere viva la memoria e “impedire che la verità sia ostacolata da silenzi, reticenze e complicità”.

Reazioni politiche: verità come diritto costituzionale

Anche dal mondo politico arrivano appelli alla trasparenza e alla giustizia. La capogruppo Pd alla Camera Chiara Braga ha scritto su X: “Né incidente, né cedimento strutturale. Chiediamo ancora la verità per le 81 vittime e per i loro cari”.

Il deputato di Alleanza Verdi e Sinistra Angelo Bonelli ha parlato della richiesta di archiviazione come di un “bavaglio alla giustizia”. Per Bonelli, “non si può chiudere il caso Ustica senza che emergano le responsabilità di apparati statali e internazionali. Ustica non è una ferita del passato: è un nervo scoperto della nostra democrazia”.

Una verità ancora da conquistare

La strage di Ustica resta una delle vicende più oscure dell’Italia repubblicana. La mancanza di risposte chiare, la difficoltà nel ricevere collaborazione da parte di altri Stati e la complessità del contesto geopolitico di allora hanno alimentato per decenni il dolore dei familiari e la rabbia dell’opinione pubblica.

Oggi, a 45 anni di distanza, la richiesta è sempre la stessa: verità e giustizia, non solo per rispetto verso chi ha perso la vita quella notte, ma per difendere i valori fondanti della democrazia e dello Stato di diritto.

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