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2 mesi agoon
 
																								
												
												
											Un caso destinato a fare giurisprudenza arriva da Vicenza. Un tredicenne brillante era stato bocciato non per insufficienze, ma per un voto di condotta considerato insufficiente. Il ragazzo frequentava la seconda media in un istituto di Altavilla Vicentina. La scuola lo aveva giudicato “disturbante” e non l’aveva ammesso alla classe successiva.
Il TAR Veneto, con la sentenza n. 1530/2025 depositata l’8 settembre, ha ribaltato la decisione. I giudici hanno stabilito che la scuola deve riconoscere la plusdotazione cognitiva e predisporre percorsi didattici personalizzati. La normativa sui Bisogni Educativi Speciali (BES) lo prevede chiaramente.
Durante l’anno, il ragazzo aveva riportato quattro sei, quattro sette e quattro otto, senza alcuna insufficienza. A pesare è stato il voto di condotta, abbassato a sei per comportamenti ritenuti irrispettosi e difficoltà a seguire il ritmo della classe.
Dietro questi comportamenti c’era una certificazione di plusdotazione cognitiva. Due psicologhe avevano evidenziato un quoziente intellettivo superiore alla media, con immaturità emotiva e comportamentale. Gli studenti “gifted” spesso manifestano noia o frustrazione. Questo può sfociare in comportamenti percepiti come problematici.
I genitori avevano chiesto alla scuola di attivare un Piano Didattico Personalizzato (PDP). La normativa lo prevede per gli alunni con BES. La preside aveva rifiutato, sostenendo che mancava il quoziente intellettivo numerico. I giudici hanno chiarito che nessuna legge richiede questo dato.
Nel frattempo, il ragazzo era stato escluso da attività extrascolastiche come la corsa campestre e alcune uscite didattiche.
Il TAR ha accolto il ricorso dei genitori, assistiti dall’avvocata Ermelinda Maulucci. I giudici hanno rilevato che negare il percorso personalizzato ha creato una disparità di trattamento rispetto agli altri studenti. La bocciatura, basata solo sul voto di condotta, è stata annullata.
Secondo i giudici, imporre la ripetizione dell’anno a uno studente con capacità superiori e senza insufficienze non avrebbe senso. La ripetizione dei contenuti già appresi aumenterebbe noia e comportamenti problematici.
La sentenza segna un passo importante per il riconoscimento degli studenti ad alto potenziale. Spesso sono confusi con alunni indisciplinati. La scuola non può rifiutarsi di predisporre misure di supporto basandosi su interpretazioni arbitrarie.
Il TAR ha imposto all’istituto di riammettere il ragazzo alla classe successiva. Il percorso dovrà valorizzare le sue capacità e trasformare i comportamenti percepiti come problema in un’occasione di crescita.
Il messaggio è chiaro: anche le intelligenze fuori dagli schemi devono essere riconosciute e accompagnate con percorsi educativi su misura.
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