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2 mesi agoon
 
																								
												
												
											Quando si parte con le aspettative alte la delusione, purtroppo, spesso è dietro l’angolo: è quanto ci è accaduto con Caught stealing – Una scomoda circostanza, film thriller diretto da Darren Aronofsky tratto dal romanzo di Charlie Huston A tuo rischio e pericolo.

Ambientato nel 1998 a New York, la pellicola segue le orme di Hank, ex-promessa del baseball la cui carriera è stata stroncata da un terribile incidente stradale e che si rifugia nell’alcool e nella routine.
Quando il ragazzo accetta di badare al gatto dall’amico Russ, un punk londinese costretto a tornare a casa a causa della malattia del padre, Hank purtroppo si ritrova invischiato in una storia di criminalità, sangue e violenza che lo costringerà a riprendere in mano la propria vita – o, insomma, quel che ne resta.

Perché questo film ci ha deluso? Perchè non è semplicemente ambientato negli anni 90, ma sembra essere una pellicola uscita proprio da quegli anni e sa di già visto. Personaggi femminili di cartavelina, decine di stereotipi di cui si è già abusato a sufficienza in passato e una trama che purtroppo non ha dei buchi, ma proprio dei crateri. Per ora non facciamo spoiler, ma vi basti sapere che l’impianto narrativo si basa su un’incoerenza che è stato facilissimo individuare e che, man mano che si procede, gli errori logici non fanno altro che aumentare.

L’unica vera gioia di questo film è in Bud, il gatto: ma se la star della pellicola è un felino questo – e non ce ne vogliano gli amanti dei gatti – è davvero un pessimo segno.
I problemi cominciano quando ci viene rivelato cosa apre la chiave e perché tutti la cercano.
Nello specifico, le criticità maggiori sono due: la prima è che, anche se la chiave fosse stata recuprata dai criminali, nessuno di loro avrebbe comunque saputo dove si trovava il deposito con i quattro milioni di dollari; e se i criminali sapevano già dove questo deposito si trovava, di certo non avrebbero avuto bisogno della chiave – perché, diciamocelo, delle persone che girano con delle granate nel cruscotto dell’automobile non hanno davvero bisogno di una chiave per aprire una serratura.
Sebbene questo sia il buco di trama più grande, è impossibile ignorare tanti altri piccoli momenti inverosimili: il portagonista che ha appena subito un’operazione invasiva corre e salta come se non gli fosse successo nulla; Russ che va in Inghilterra senza avvisare i suoi soci criminali esclusivamente perché è stupido (ma fino a poco prima è stato abbastanza intelligente da costruirsi una carriera da spacciatore d’alto livello); i criminali che non pensano di telefonare a Russ o di raggiungerlo per imporgli la restituzione del malloppo.
Isomma, un film che intrattiene (nella seconda metà) ma che sa di già vecchio e ha buchi di trama veramente importanti. Vale la pena vederlo? Dopo aver scritto questa recensione, non ce la sentiamo di raccomandarlo – fatta esclusione per il gatto.

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