Prima notte in carcere per Emanuele Ragnedda. Dopo l’uccisione di Cinzia Pinna a Gallura, si sta indagano sul movente che ha portato al femminicidio.
L’omicidio di Gallura
Ennesimo femminicidio in Italia, avvenuto in Sardegna. Questa volta la vittima è Cinzia Pinna, donna trentatreenne. Il colpevole è Emanuele Ragnedda, noto imprenditore di vino.
Cinzia era scomparsa lo scorso 11 settembre la sua famiglia aveva denunciato l’accaduto. Il colpevole ha confessato di essere stato a lui l’artefice della morte della giovane. Gli specialisti dei carabinieri affermano di aver trovato in casa dell’uomo tracce di polvere bianca; al momento si stanno attendendo i riscontri dei test tossicologici che permetteranno di chiarire se si tratta di cocaina. Inoltre, all’interno e all’esterno dell’abitazione sono state ritrovate numerose tracce di sangue.
Il movente di Ragnedda
L’imputato si trova nel carcere di Nuchis, dove ha trascorso la notte. Assistito dal suo avvocato, Luca Montella, confessa di aver usato un’arma da fuoco per commettere l’omicidio e ha indicato il posto dove ha nascosto il corpo di Cinzia. Dunque, su Regnedda penda anche l’accusa di occultamento di cadavere oltre a quella di omicidio.
Si sta cercando di ricostruire il movente dell’uomo. I due si conoscevano da tempo e si frequentavano sporadicamente.
Per ora, durante l’interrogatorio svoltosi ieri sera, è emerso di essere il responsabile della morte della giovane. In un primo momento aveva tirato in ballo anche un giovane milanese, ma risulta essere estraneo ai fatti.
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