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11 mesi agoon
Il Gladiatore II arriva al cinema. Questa volta ha il volto di Paul Mescal, ma riesce nell’ardua impresa di farsi amare come Russell Crowe?
Vent’anni dopo la morte di Massimo Decimo Meridio, il giovane Lucio, nipote di Marco Aurelio, figlio di Lucilla, vive con la moglie in Numidia, recatosi lì da bambino per fuggire ai complotti di potere dopo la morte di suo zio.
Durante la conquista romana della sua nuova terra, viene catturato e portato a Roma per essere venduto come schiavo.
L’irlandese Paul Mescal veste i panni di un Lucio desideroso di ottenere la sua vendetta nei confronti di Marco Acacio, interpretato da Pedro Pascal. Connie Nielsen e Derek Jacobi tornano nei panni di Lucilla e del senatore Gracco. A Roma sono presenti due nuovi malvagi imperatori: Caracalla, che ha il volto di Fred Hechinger, e Geta è Joseph Quinn. Denzel Washington è il malvagio Macrino.
C’era un sogno che era Roma.
Queste erano le parole di Massimo Decimo Meridio prima di morire. Che ne è stata di quella Roma?
Il Gladiatore II non è un film da buttare, ma non ha senso di esistere. Si tratta di una pellicola che cerca di far vivere le medesime emozioni che ci aveva trasmesso il primo.
Ce la fa? Onestamente no.
Viene raccontata una storia che ripercorre pedissequamente la precedente. Il personaggio di Paul Mescal perde la moglie, esattamente come succede a Massimo, ed è desideroso di vendetta. Peccato che i suoi sentimenti svaniscano quasi immediatamente. Piange la perdita dell’amata, ma poco dopo lo vediamo, prigioniero, in una nave e scherzare con gli altri. Il suo momento in cui ritrova la madre perduta dovrebbe essere piena di pathos, ma non riesce a emozionare come dovrebbe.
Anche quando si ritrova a fronteggiare il personaggio di Pedro Pascal, tutta la sua ira sembra svanire nel giro di cinque secondi. Lucio non è un personaggio carismatico, forse uno dei problemi principali è il fatto che Mescal non riesce a convincere nei panni del protagonista. Ovviamente rimane sempre uno degli attori migliore della nuova generazione, ma forse non è l’interprete migliore per far parte del mondo dei blockbuster.
Togliendo il fattore età, Pedro Pascal sarebbe risultato un interprete molto convincente nei panni di Lucio. I personaggi sono tutti delle macchiette, non ce n’è neanche uno che riesce a convincere.
Denzel Washington è l’attore che porta avanti la trama, ma a un certo punto anche il suo personaggio si perde in una trama che, a un certo punto diventa delirante. Si è parlato molto di una sua possibile candidature agli Oscar 2025, ma onestamente non è minimamente all’altezza delle sue precedenti interpretazioni. Ovviamente non sarebbe l’unica volta che un’interpretazione non meritevole viene presa in considerazione, ma nominarlo per il ruolo di Macrino sarebbe uno sfregio ai suoi notevoli lavori precedenti.
I due imperatori, nonostante le buone interpretazioni, non sono minimamente all’altezza del personaggio interpretato da Joaquin Phoenix, che, non a caso, ricevette una nomination agli Oscar per la sua performance.
C’è una scelta narrativa che lascia molto perplessi.
Nel Il Gladiatore II viene rivelato che Lucio è il figlio di Massimo. Ma da dove esce fuori questa cosa?
Connie Nielson, in una sua recente intervista, ha rivelato che questa era una scelta narrativa che doveva essere presente nel primo film, ma fu scartata perché fu Russell Crowe a opporsi. Non vedeva coerente il fatto che Massimo avesse tradito sua moglie dato il grande amore che li univa.
Ridley Scott ci ripensa e lo fa diventare figlio di Massimo, ma ne avevamo davvero bisogno? Questo non fa altro che creare una grandissima incongruenza con il primo film.
La CGI è uno degli aspetti più deboli del film. I babbuini sono imbarazzanti, ma la scenografia è una delle pecche più grandi. Il momento in cui i romani si apprestano a conquistare Numidia si capisce che è finta, così come alcuni ricostruzioni della Roma antica.
Rispetto al primo film c’è un grandissimo passo indietro.
Come già detto, Il Gladiatore II non è un brutto film, ma non sarà mai all’altezza del precedente.
Ridley Scott dimostra di essere un grandissimo regista, ma il problema più grande è che non nulla che riesce a sorprendere. Le tecniche utilizzate sono le medesime a quelle del precedente, dunque si ripete la stesa dinamica della sceneggiatura.
Tecnica interessante, ma non nuova. Basti pensare a Lucio quando vede la moglie recarsi nell’Ade, c’è un richiamo ai Campi Elisei de Il Gladiatore. Le battaglie non sono memorabili e il protagonista non è nient’altro che una Mary Sue che riesce a vincere ogni avversità, senza avere mai un momento di difficoltà.
Si tratta di un film destinato alle nuove generazioni, ma tutto quello che è successo nel primo film non è servito a nulla.
La scena finale forse è l’unica che riesce a emozionare, ma si tratta comunque di un qualcosa che strizza l’occhio al precedente finale ed è troppo un ti piace vincere facile.
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