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1 anno agoon
Ormai, lo stravolgimento dei titoli originali dei film da parte della traduzione italiana è quasi una tradizione – e in questa consuetudine (che lascia sempre l’amaro in bocca) c’è anche La memoria dell’assassino, traduzione dell’originale – e molto più accattivante – Knox goes away.
Nel titolo originale, infatti, c’è tutto il senso del film: a John “Aristotele” Knox, un killer letale e geniale che uccide su commissione, viene diagnosticata una grave forma di demenza. Non gli restano anni e nemmeno mesi, gli dicono i medici, ma addirittura settimane.
L’uomo, dopo un lavoro andato male proprio a causa della sua malattia, decide quindi di ritirarsi – ma, con un tempismo davvero infelice, il figlio Miles, che Knox non vedeva da anni, torna nella sua vita perché ha ucciso un uomo e non sa cosa fare. Questo il motore che mette in moto una serie di eventi che si concluderanno proprio quando Knox – o meglio, la sua mente – andrà via.
Riuscirà il killer a salvare il figlio, prima di perdere la testa?
Il film, diretto da Michael Keaton, che impersona anche il protagonista, può contare su un cast di tutto rispetto – citiamo, uno per tutti, Al Pacino nel ruolo di Xavier Cane, ladro amico di Knox – e fa esattamente quanto promette, regalando allo spettatore una storia che lo intrattiene e lo tiene col fiato sospeso.
Knox è un antieroe perfetto: è evidente, infatti, che l’uomo, nonostante abbia ucciso decine, se non centinaia di persone, non si consideri affatto un malvagio. Ha un codice morale ben definito a cui resta fedele fino all’ultima scena e considera il suo lavoro come una missione militare: ha ucciso solo due civili, il resto, dice a Xavier, erano solo nemici della linea nemica.
Se i personaggi maschili sono ben caratterizzati, anche in poche scene, e sono uno dei punti di forza del film, non altrettanto si può dire di quelli femminili, appiattiti nel ruolo che ricoprono nella vita di Knox – la moglie, la prostituta, la detective. Non si tratta però di un peccato mortale: non sono loro il focus del film.
L’idea alla base della pellicola è interessante e, anche se La memoria dell’assassino a momenti rievoca qualcosa del più famoso Memento, Michael Keaton riesce a raccontare una storia nuova anche utilizzando le tinte fosche tipiche dei thriller anni ‘90. Un capolavoro? Forse no, ma è un film che fa quello che deve: tiene incollati allo schermo, sfuma il confine tra il bene e il male e ci fa fare il tifo per un protagonista che non è né buono né giusto.
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