Secondo la cgia (Associazione Artigiani e Piccole Imprese Mestre), il cambio generazionale registrato negli ultimi 10 anni sta causando il declinio del lavoro degli artigiani, ma Napoli sembrerebbe essere l’unica in controtendenza.
Artigiani in declinio
Dal 2012 al 2021, infatti, spiega l’Ufficio studi dell’associazione di Mestre, «il numero dei titolari, dei soci e dei collaboratori iscritti all’Inps è crollato di quasi 300 mila unità: 281.925 per la precisone. Un’emorragia continua». Le province più colpite dalla riduzione di artigiani sarebbero Rovigo, Massa-Carrara, Teramo, Vercelli e Lucca, mentre le regioni sono Lombardia, Piemonte, Veneto e Abruzzo (quest’ultimo ha avuto un crollo di maggiore impatto rispetto alle altre)
L’impatto a Napoli
I dati però sopra riportati sembrerebbero aver escluso l’area partenopea, infatti la percentuale di artigiani sarebbe addirittura aumentata dello 0,2% (58 artigiani censiti in più nel decennio)
Il commento della CGIA riguardante il declinio
«Sono molti i mestieri artigiani in via di estinzione – prosegue il dossier – e le cause che hanno provocato questa situazione sono varie: innanzitutto sono cambiati i comportamenti d’acquisto dei consumatori, dopodiché le nuove tecnologie hanno spinto fuori mercato tante attività manuali e la cultura dell’usa e getta ha avuto il sopravvento su tutte le altre, penalizzando, in particolar modo, coloro che del riuso e della riparazione di oggetti e attrezzature ne avevano fatto una professione».
In sintesi, segnala sempre l’Ufficio studi della Cgia, molti mestieri artigiani tradizionali sono in declino: «autoriparatori (verniciatori, battilamiera, meccanici, etc.), calzolai, corniciai, fabbri, falegnami, fotografi, impagliatori, lattonieri, lavasecco, materassai, orafi, orologiai, pellettieri, restauratori, ricamatrici, riparatori di elettrodomestici, sarti, stuccatori, tappezzieri, tipografi, vetrai».
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