Polonia: attivista rischia il carcere per aver dato la pillola abortiva a una donna abusata

Polonia: attivista rischia il carcere per aver dato la pillola abortiva a una donna abusata

L’attivista per i diritti delle donne Justyna Wydrzyńska, in Polonia, rischia fino a tre anni di carcere dopo essere stata accusata di aver fornito pillole abortive ad una donna. Questo è il primo caso del genere in Europa.

Nel 2020, Wydrzyńska, un membro del gruppo di attivisti polacchi Abortion Dream Team, ha risposto ad una richiesta di pillole abortive da parte di una donna che, secondo lei, sembrava avere una relazione violenta e aveva deciso di non affrontare una gravidanza completa.

Ma l’aborto non è mai avvenuto: le pillole sono state intercettate dal marito della donna, che ha chiamato la polizia. Wydrzyńska è stata arrestata e accusata di aver aiutato la donna ad abortire.

Oggi l’attivista spera che il suo caso aiuti a fare luce sulle rigide leggi polacche sull’aborto. Ma soprattutto sul modo in cui il sistema giudiziario viene utilizzato per perseguitare chi protesta contro di esse.

Un sistema troppo rigido

Si stima che almeno sei donne siano morte, dopo essersi viste negare il diritto ad abortire.

Questo da quando il Tribunale costituzionale della Polonia ha imposto un divieto quasi totale dell’assistenza all’aborto, poco più di due anni fa. A quel tempo, la sentenza ha provocato massicce manifestazioni in tutto il paese. I manifestanti, inizialmente pacifici, hanno incontrato una forza difensiva eccessiva da parte delle autorità, che hanno usato gas lacrimogeni, spray al peperoncino e aggressioni fisiche per sottometterli.

Questi attacchi sono stati seguiti da arresti e denunce per coloro che difendevano i diritti delle donne.

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