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Portogallo: riuscirà il governo ad eliminare le tasse sui redditi degli under35?

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Portogallo: il governo di centro-destra scommette su 10 anni di agevolazioni fiscali per fermare la fuga di cervelli. Come? con zero tasse per gli under35 nel primo anno di lavoro.

Con tale proposta – volta a frenare l’emigrazione dei talenti dovuta principalmente ai bassi salari e all’aumento dei prezzi degli affitti –  il Portogallo non è (più) un Paese per vecchi pensionati. Ora lo Stato della penisola iberica punta sui giovani. Il governo guidato da Luis Montenegro ha inserito nella nuova legge di bilancio il piano di agevolazioni fiscali con obiettivo, per l’appunto, fermare la fuga dei cervelli. La mossa del premier conservatore prevede l’esenzione totale delle tasse per il primo anno di lavoro dei giovani under 35. Lo sconto fiscale diventa del 75% sulle tasse dovute dal secondo al quarto anno; poi si riduce al 50% dal quinto al settimo anno e, infine, al 25% dall’ottavo al decimo anno.

Obiettivo senza precedenti

Si tratta di un piano che ha ben pochi precedenti nel resto d’Europa. È stato proposto per frenare l’emigrazione dei talenti dovuta principalmente ai bassi salari e all’aumento dei prezzi degli affitti.
“Il nostro obiettivo è quello di aumentare la nostra capacità di trattenere i talenti, di trattenere i nostri giovani in Portogallo, garantendo che meno di loro se ne vadano e che quelli che lo fanno possano tornare. – ha sottolineato il premier portoghese. – Vogliamo un sistema fiscale più favorevole ai giovani”. Il numero di portoghesi che vive all’estero è il più alto dell’Ue: secondo l’Istituto nazionale di statistica, tra il 2008 e il 2023 361mila giovani di età compresa tra i 15 e i 35 anni hanno lasciato il Portogallo, 2/3 di tutti gli emigrati. Numeri che, in proporzione, farebbero impallidire persino quelli italiani.

Il Portogallo sarà un paradiso fiscale per i giovani?

Questa iniziativa vuole rispondere all’urgenza di invertire il flusso di lavoratori giovani, che stanno lasciando una delle economie più povere dell’Europa occidentale in cerca di lavori meglio retribuiti all’estero. Il governo di Luís Montenegro ha presentato il piano fiscale come parte del bilancio per il 2025, ma non è certo che Montenegro abbia abbastanza voti per farlo approvare in parlamento. Se fallisce, la sopravvivenza del suo governo sarà in dubbio. Joaquim Miranda Sarmento, ministro delle finanze, ha dichiarato giovedì che le agevolazioni fiscali per i giovani erano “uno strumento fondamentale per raggiungere l’obiettivo di trattenere e attrarre giovani in Portogallo”.

Il Fondo Monetario Internazionale (FMI) ha sollevato dubbi sugli incentivi fiscali per i giovani, avvertendo che l’impatto delle aliquote fiscali preferenziali basate sull’età sull’emigrazione è “incerto”.

Approvazione tutt’altro che scontata

Approvazione della misura, e dell’intero pacchetto, è tutt’altro che scontata. Il governo stima che le agevolazioni fiscali per i giovani costeranno alle casse statali circa 650 milioni di euro all’anno. In Portogallo un lavoratore che guadagna un salario medio annuo di circa 20mila euro paga attualmente un’aliquota massima dell’imposta sul reddito pari al 26%, mentre chi guadagna tra i 21.000 e i 27.000 euro circa paga un’aliquota massima del 32,75 per cento. La nuova proposta fiscale governativa prevede anche un taglio dell’aliquota dell’imposta sulle società, che resta uno dei principali elementi di frizione con i socialisti. Tutto da vedere, dunque, se il progetto del premier andrà davvero in porto.

Tuttavia secondo Gonçalo Matias, presidente della Fondazione Francisco Manuel dos Santos, è “assolutamente fondamentale” arginare l’emigrazione dei laureati dalle università portoghesi. “Il Portogallo sta investendo nell’istruzione, ma questo investimento sta avvantaggiando Paesi come Francia e Germania” che accolgono immigrati portoghesi, evidenzia ancora Matias, secondo cui “non ha senso che un Paese povero come il Portogallo, che in realtà ha beneficiato molto dei fondi europei e della solidarietà europea, perda poi quegli investimenti a favore dei Paesi più ricchi”.

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