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Cronaca

Sardegna, la serra d’Italia: boom di coltivazioni illegali di cannabis, sequestri record a Sassari

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L’isola dei nuraghi si riscopre terra fertile per un altro tipo di coltivazione: la cannabis. Con numeri da primato nazionale, la Sardegna – e in particolare la provincia di Sassari – è diventata la capitale italiana dei sequestri di droga pro capite. Nel 2024, sono stati sequestrati quasi 640 chili di stupefacenti ogni 100.000 abitanti tra i 15 e i 74 anni, contro una media nazionale di 131 kg. Una proporzione che segna un distacco impressionante: quasi cinque volte tanto.

Ma cosa c’è dietro questi numeri? Una realtà agricola parallela, nascosta e in crescita: la marijuana in Sardegna non arriva, si coltiva. E lo fa su larga scala.

Il triangolo verde: Sardegna, Calabria, Puglia

Il cuore della produzione illegale di cannabis in Italia si concentra oggi in un “triangolo verde” ben definito: Sardegna, Calabria e Puglia. Le statistiche parlano chiaro: nel 2024 sono state sequestrate oltre 154.000 piante di cannabis, la maggior parte proprio in queste tre regioni. Solo per la marijuana, sono state condotte 2.378 operazioni a livello nazionale, da cui sono emerse 29 tonnellate di droga. Di questa, il 60% proveniva dal Sud e dalle isole, con Sardegna e Puglia in testa.

Produzione artigianale e high-tech

Le coltivazioni non sono più grandi piantagioni facilmente individuabili dall’alto. Si sono trasformate: più piccole, più diffuse, più nascoste. Le forze dell’ordine scoprono serre allestite in garage, impianti hi-tech con timer, luci LED, sistemi di irrigazione automatica, perfino droni con GPS per controllare i raccolti. Nonostante l’aumento dei controlli – quasi 10.000 operazioni solo per la cannabis, con un +10% rispetto al 2023 – i sequestri calano: -36% per l’hashish, -29% per la marijuana. È il segnale che la produzione si è polverizzata, rendendo sempre più difficile intercettarla tutta la Sardegna: dati da capitale del narcotraffico.

Nel dettaglio, la Sardegna ha registrato il sequestro di quasi 640 kg di droga ogni 100.000 abitanti, un dato che la pone al vertice nazionale. Seguono la Calabria con circa 300 kg, e poi il resto d’Italia a distanza. Su scala nazionale, nel 2024 sono state intercettate 58 tonnellate di stupefacenti. Ma la distribuzione è squilibrata: 32% al Sud, 17% in Sardegna e Sicilia, e solo il 20% al Centro e il 32% al Nord.

In sintesi: il Nord consuma, il Sud e le isole producono. La Sardegna in particolare si distingue come epicentro della coltivazione locale, dove la cannabis cresce “a chilometro zero”.

La pianta del crimine

La cannabis domina incontrastata il panorama degli stupefacenti in Italia: rappresenta il 79% del totale delle sostanze sequestrate nel 2024. Solo la marijuana incide per il 49%, a cui si aggiungono hashish e infiorescenze. Più della cocaina, più dell’eroina, più delle droghe sintetiche. Le forze dell’ordine, pur intensificando le attività, si trovano a svuotare il mare con un secchio: i sequestri non riescono a contenere la diffusione della sostanza.

Conclusione

La Sardegna, da terra di pastori a laboratorio agricolo del narcotraffico, mostra come la geografia, l’isolamento e la bassa densità abitativa possano favorire una coltivazione capillare e difficile da intercettare. Mentre il continente fuma, l’isola coltiva. E lo fa con efficienza, tecnologie e una rete sempre più difficile da smantellare. Le forze dell’ordine rincorrono, ma la sensazione è che la cannabis – in Sardegna – abbia già messo radici profonde.

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