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Carceri: dal Decreto Nordio al picco di suicidi estivi

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Il governo italiano ha recentemente approvato un importante decreto sulla riforma carceraria, noto come “decreto svuota-carceri“. Ma il ministro della Giustizia Nordio ha precisato che l’intento non è quello “di aprire le porte per alleggerire la popolazione carceraria, che pure costituisce un problema“. Il titolare del dicastero della Giustizia ha detto che si tratta di un “intervento vasto e strutturale che affronta in modo organico un altro settore del sistema dell’esecuzione penale” e “che potremmo chiamare umanizzazione carceraria”. 

Decreto fortemente voluto dal ministro Nordio

Il Decreto introduce infatti significative modifiche al sistema penitenziario con l’obiettivo di affrontare il problema del sovraffollamento nelle carceri e di migliorare le condizioni di vita complessive dei detenuti, con interventi strutturali e l’implementazione di programmi di reinserimento sociale per i detenuti. Mira a ridurre il problema cronico che ha afflitto il sistema penitenziario per anni.

Le nuove misure includono l’introduzione di alternative alla detenzione, come i domiciliari e i lavori socialmente utili, per i reati minori.

Il dl prevede misure per la semplificazione “ma non indulgenze”

Il dl prevede misure per la semplificazione e velocizzazione delle procedure per concedere la libertà anticipata ai detenuti che ne abbiano il diritto.

Il magistrato di sorveglianza “accerta la sussistenza dei presupposti per la concessione della liberazione anticipata in relazione ad ogni semestre precedente“. Dopodiché le misure alternative potranno essere decise non più in via provvisoria; ma definitivamente e più rapidamente dal magistrato di sorveglianza, senza passare per il tribunale collegiale.

“Non vi sono però misure per rendere più semplice la liberazione anticipata”, ha spiegato Nordio. “Nè indulgenze gratuite, ma si rende più certa la procedura attraverso cui la liberazione anticipata è posta in esecuzione. Renderemo molto chiaro al detenuto il percorso ed i termini per godere della liberazione anticipata. Ci sarà una specie di ‘patto’ per metterlo subito al corrente dei suoi diritti e degli sconti che potrebbe ottenere se si comporta bene in carcere”. 

Carceri: i dati e la situazione negli istituti

Secondo i dati resi noti dal Garante dei diritti dei detenuti, sono 61.140 i detenuti presenti nelle carceri italiane: i posti regolarmente disponibili ammontano a 46.982, rispetto alla capienza regolamentare di 51.269, per un indice di sovraffollamento del 130,06% a livello nazionale. Sono 150 (pari al 79%) gli istituti con un indice di affollamento superiore al consentito che in 50 casi risulta superiore al 150%, con il picco record del 231,15% per l’istituto milanese di San Vittore.

Aumentano così i casi di detenuti che si tolgono la vita negli istituti penitenziari: ad oggi sono 61, uno ogni tre giorni, e ad oggi sono oltre 600 le persone che hanno perso la vita in carcere. L’età media dei suicidi è di circa 40 anni, ma il bollettino mortale conta un ultrasessantenne e sei ragazzi. Nel recente focus del Garante dei detenuti emerge che circa una persona su due si è tolta la vita nei primi sei mesi di detenzione: di queste sei entro i primi 15 giorni, tre delle quali addirittura entro i primi cinque dall’ingresso. Solo circa il 38% dei morti risulta condannato in via definitiva.

Sempre più frequenti proteste e rivolte da parte dei detenuti all’interno degli istituti penitenziari. Proteste si sono succedute da Regina Coeli a Biella, da Terni a Velletri. Fino ai 6 agenti feriti e due intossicati, in seguito ai disordini che si sono verificati a Ferragosto nel carcere Lorusso e Cutugno di Torino, detto anche Le Vallette.  Senza contare le rivolte ed i tentativi di fuga ancora dal carcere minorile Beccaria di Milano non più tardi di dodici ore fa, con tre detenuti e sei poliziotti penitenziari in ospedale dopo una notte da guerriglia urbana.

“Troppo facile bollare come ‘rivolte’ le proteste”

Il garante del Piemonte Bruno Mellano: “Troppo facile bollare come ‘rivolte’ le proteste dei detenuti: in carcere condizioni insostenibili. Distinguiamo gli episodi violenti da proteste e manifestazioni necessarie a richiamare l’attenzione su luoghi di grande sofferenza. Nella casa circondariale di Torino dall’inizio dell’estate si susseguono tensioni, episodi violenti ma anche proteste in molti casi non violente e di dialogo. Ci tengo a dirlo perché è un po’ facile semplificare tutto sotto il termine ‘rivolta’. Credo che sarebbe un’azione culturalmente importante quella di distinguere gli episodi violenti (che pure ci sono stati) da manifestazioni più corali e di ampia partecipazione che sono volte a cercare di attirare l’attenzione sulla situazione, in generale, dell’esecuzione penale, in questo momento in Italia e, nello specifico, nella casa circondariale di Torino.”

“Nei mesi estivi un girone infernale”

“Da metà giugno a metà settembre, il periodo in cui si addensa il maggior numero di suicidi nelle carceri italiane, è il periodo più drammatico. Non ci sono attività formative né didattiche, molte attività di volontariato vengono interrotte o sospese perché manca il personale che possa seguirle, dal punto di vista della sicurezza. Nei mesi estivi, più che un limbo, c’è nelle carceri italiane un girone infernale che non può che dare i suoi nefasti frutti di tensione, di difficoltà di presa in carico.”

“Abbiamo registrato anche in Piemonte (e anche a Torino) episodi sanzionabili di violenza. Ma, contrariamente a quello che è successo all’Istituto penale minorile Ferrante Aporti, non possiamo dire che alle Vallette nei giorni scorsi ci sia stata una rivolta, una protesta violenta generalizzata, un contesto di perdita del controllo della situazione. Quello che registriamo è una tensione, una temperatura che si alza che diventa difficilmente gestibile in un periodo estivo con il caldo, con la mancanza di attività, con la mancanza di personale specifico per il periodo delle ferie e una difficoltà a gestire tutte le criticità.”

Torino, Bari, Roma solo nell’ultima settimana. Perché tanti tumulti nelle carceri?

Leo Beneduci, segretario generale del sindacato Osapp, Organizzazione sindacale autonoma polizia penitenziaria, ha spiegato invece alcune dinamiche che non si riescono a percepire dall’esterno. “Oltre alla grave calura si aggiunge il grave fatto che in alcune strutture per la vetustà degli impianti, in determinati orari, manca del tutto l’acqua corrente. E’ stato appena approvato il decreto carceri voluto dal Ministro Nordio, che può avere deluso alcune delle aspettative dei ristretti. Credo che siano tanti i fattori che stanno influenzando la stabilità, già precaria, delle carceri italiane”. I sindacati penitenziari hanno espresso preoccupazioni riguardo al decreto, che pur dovrebbe andare nella direzione di assunzione di nuovi agenti di polizia penitenziaria.

Come spesso accade con le riforme penali, il decreto ha suscitato un acceso dibattito pubblico. Da un lato, i sostenitori del governo difendono l’efficacia delle nuove misure, sottolineando la necessità di umanizzare il sistema penale e di garantire condizioni di vita dignitose per i detenuti. Dall’altro, l’opposizione critica il decreto, ritenendolo insufficiente e accusando il governo di voler svuotare le carceri senza affrontare i problemi alla radice.

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