Economia– Lo scenario di guerra in Medio Oriente, alimentato dall’attacco degli Stati Uniti ai siti nucleari iraniani, ha innescato un nuovo balzo dei prezzi di petrolio e gas sui mercati internazionali. A pesare non sono solo le operazioni militari, ma soprattutto le minacce dell’Iran di chiudere lo Stretto di Hormuz, il punto di transito marittimo più strategico al mondo per l’energia.
Ogni giorno passano da Hormuz circa il 25% del petrolio globale e il 20% del gas naturale liquefatto (GNL) destinato ai mercati mondiali. Solo dall’Iran, attraverso lo stretto, transitano oltre 2 milioni di barili al giorno. Il rischio di un’interruzione di questi flussi sta alimentando le tensioni sui mercati.
Il greggio è il principale protagonista di questo nuovo shock: il WTI ha guadagnato oltre il 23% da inizio mese, segnando il miglior risultato mensile dal novembre 2020. Nelle ultime ore, il WTI è salito ancora dello 0,4%, a 74,10 dollari al barile, mentre il Brent è cresciuto dello 0,3%, a 77,34 dollari.
Anche il gas naturale ha registrato un’impennata: alla borsa di Amsterdam, il prezzo è salito del 2%, raggiungendo 41,80 euro per megawattora.
L’incertezza geopolitica e le possibili ricadute su forniture energetiche chiave alimentano ora timori concreti per la sicurezza energetica globale.