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Chi è Lula, l’uomo che ha battuto Bolsonaro?

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Con il 50,90%  dei voti Luiz Inácio Lula da Silva, ex sindacalista e iniziatore del Patito dei Lavoratori, ha vinto al secondo turno le elezioni presidenziali brasiliane battendo contro il 49,1% il suo avversario Bolsonaro. Il candidato di sinistra ha quindi battuto per un soffio il suo avversario al ballottaggio e sarà perciò presidente del Brasile per la terza volta.

Il risultato delle urne racconta di un Paese diviso, visto che Bolsonaro ha comunque ottenuto quasi 58 milioni di voti. Gli astenuti sono al 20,56%, e le schede bianche all’1,43%.

Nella prima tornata elettorale di inizio ottobre, Lula aveva marcato una distanza più importante rispetto a Bolsonaro (48,4%, del primo contro il 43,2% del secondo) che però già in quel momento aveva dimostrato l’inaffidabilità dei sondaggi che lo davano sconfitto con percentuali molto più ampie.

In una delle elezioni più importanti del Brasile, oggi c’è un unico vincitore: il popolo brasiliano” ha detto il neopresidente, aggiungendo: ” La maggioranza del popolo desidera più democrazia più libertà, più uguaglianza e più fraternità”. Per Lula è una rivincita dopo dodici anni di assenza, quando l’inchiesta Lava Jato lo travolse facendolo finire in carcere per 18 mesi. “Hanno cercato di seppellirmi vivo ma ho avuto un processo di resurrezione nella politica brasiliana”, ha spiegato il neopresidente.

Chi è Lula, l’uomo che ha battuto Bolsonaro?

Luiz Inácio Lula da Silva ha da poco compiuto 77 anni, ed è partito dal basso, figlio di una famiglia povera e analfabeta di Caetés. Iniziò a lavorare a 12 anni, come lustrascarpe e venditore di strada e a 14 trovò il suo primo lavoro regolare in una fabbrica di rame. A 19 anni, in un incidente sul lavoro, perse il mignolo della mano sinistra mentre era impiegato in una fabbrica di componenti automobilistici.

Lula è il soprannome che ha dall’infanzia, formato da una ripetizione dell’iniziale del suo nome. Significa “calamaro” ed è il nome con il quale è conosciuto da quando divenne uno dei sindacalisti principali della scena nazionale e fin dagli albori della sua carriera politica, iniziata nel 1980 quando, nel pieno della dittatura militare brasiliana, fonda il Partito dei Lavoratori, un partito di sinistra e con idee progressiste

Fu in quell’occasione che si avvicinò al sindacalismo, tanto che nel 1978 fu eletto presidente del sindacato dei lavoratori dell’acciaio di Sao Bernardo do Campo e Diadema. Nel 2002 Lula fu eletto per la prima volta presidente e poi riconfermato nel 2006. Durante i suoi mandati e Grazie alle politiche ambientali adottate, la deforestazione amazzonica è diminuita da 27.700 km all’anno a 4500 km. Nell’ultima campagna elettorale, Lula ha puntato tutto sulla nostalgia dei suoi governi, promettendo di “prendersi cura del popolo” e di ripetere l’impresa di debellare la fame che attanaglia i brasiliani.

Nei rapporti con l’Italia, fece indignare la decisione di Lula di negare l’estradizione e concedere l’asilo politico all’ex terrorista dei Proletari armati per il comunismo (Pac), Cesare Battisti. Per lui l’estradizione arriverà nel 2018 sotto la presidenza di Michel Temer. Solo nell’agosto 2020 Lula chiederà scusa ai familiari delle vittime sostenendo di aver sbagliato nel concedere l’asilo all’ex terrorista.

Lula ha ricevuto costante appoggio dalla sinistra italiana sin dagli anni Ottanta. Un sostegno di cui è esempio il messaggio di pochi giorni fa del sindaco di Roma Roberto Gualtieri: nella Capitale “facciamo il tifo per te”, ha dichiarato in un video su Twitter il primo cittadino, che nel 2018 andò a trovare il leader di sinistra mentre si trovava in carcere.

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