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La Corte di Cassazione ha confermato la condanna all’ergastolo per Susanna Brescia, ritenuta colpevole per il brutale omicidio del marito, Vincenzo Cordì, avvenuto nel novembre 2019 nelle campagne di San Giovanni di Gerace, in provincia di Reggio Calabria. Con la decisione della Suprema Corte, la sentenza diventa ora definitiva.
Secondo la ricostruzione giudiziaria, quella sera la donna attirò il marito in una zona isolata con una scusa. Ad attenderlo, oltre a lei, c’erano il figlio della donna (nato da una precedente relazione) e il suo amante. L’uomo venne aggredito, tramortito e poi cosparso di benzina e, ancora vivo, gli venne dato fuoco all’interno della sua auto.
Il corpo carbonizzato fu ritrovato alcuni giorni dopo in un’area rurale poco distante, e inizialmente si parlò di suicidio. Ma gli accertamenti tecnici e le testimonianze smontarono presto quella versione, portando gli investigatori a sospettare un delitto premeditato.

Gli inquirenti hanno accertato che Susanna Brescia cercò in tutti i modi di sviare le indagini, sostenendo che il marito attraversasse un periodo di forte depressione e potesse essersi tolto la vita. Tuttavia, le tracce raccolte, hanno permesso di ricostruire con chiarezza la dinamica dei fatti.
È emerso inoltre che la donna, già in passato, aveva tentato di liberarsi del marito: nel 2016 avrebbe provato ad avvelenarlo somministrandogli farmaci a sua insaputa. L’uomo, però, si salvò grazie a un intervento medico tempestivo.
I giudici della Suprema Corte hanno respinto il ricorso presentato dai legali della donna, confermando integralmente la pena dell’ergastolo. Per gli altri due imputati, l’amante e il figlio, è stato disposto invece l’annullamento parziale della sentenza limitatamente all’aggravante della premeditazione (che sarà riesaminata da una sezione diversa della Corte d’Assise d’Appello di Reggio Calabria).
Con la conferma dell’ergastolo, si chiude un processo lungo e complesso, che ha sconvolto un’intera comunità.
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