Ribaltata la sentenza di primo grado che, il 20 Aprile del 2018, aveva giudicato colpevoli gli ex-carabinieri Subranni, Mori e De Donno, in quanto non ci sarebbe stato né il dolo né la volontà di innescare o rafforzare il ricatto mafioso alle istituzioni. “Il fatto non costituisce reato”, ha stabilito la corte d’assise d’appello di Palermo.
Assolto anche Marcello dell’Utri: “non ha commesso il fatto” hanno stabilito i giudici. Dell’Utri dunque non veicolò la minaccia al governo, all’epoca, nel 1994, guidato da Silvio Berlusconi. Probabilmente, la sentenza che nel 2020 assolse Calogero Mannino, ex ministro democristiano, ha influito il verdetto battuto nei giorni scorsi.
Aprendo il processo, il presidente della corte Angelo Pennino aveva dichiarato che “Non siamo qui per giudicare la storia”, aggiungendo che “gli imputati non sono archetipi socio-criminologici ma persone in carne ed ossa che saranno giudicate per ciò che hanno o non hanno fatto, se si parla di reati. Questo” aveva concluso “è l’impegno della corte”.
Le motivazioni alla base delle assoluzioni degli ultimi giorni saranno rese note tra tre mesi.
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