Giornalista e scrittore, fondatore di Repubblica e de l’Espresso, Eugenio Scalfari si è spento oggi all’età di 98 anni. Con lui sparisce una figura di spicco, un gigante dell’editoria e della parola che ha contribuito a creare un nuovo modo di raccontare la politica.
Scalfari e la politica
Non era distante da quel mondo: avversario di Bettino Craxi – che aveva addirittura paragonato al fuorilegge medioevale Ghino di Tacco – Scalfari tra il 1968 e il 1972 è stato eletto come deputato nelle liste del Partito Socialista e ha contribuito alla creazione del Partito Radicale, da cui si è poi discostato in seguito ad alcuni contrasti abbastanza veementi avuti con Marco Pannella.
Scalfari, laureatosi in giurisprudenza nel 1945, è stato per qualche anno un impiegato della Banca Nazionale del Lavoro. In questo periodo inizia a scrivere come giornalista, pubblicando su “Il Mondo” e “L’Europeo”.
I romanzi, i saggi e le riflessioni filosofiche
Nel 1974 pubblica per Feltrinelli e con Giuseppe Turani anche un libro, “Razza Padrona”, in cui prende di mira alcuni personaggi potenti legati al mondo della politica e dell’economia, a cui seguiranno tantissime altre pubblicazioni nel corso degli anni; tra le tante, citiamo il testo di riflessione filosofica “Incontro con Io” e “Alla ricerca della Morale perduta”; i romanzi “Il labirinto” e “La ruga sulla fronte”; fino ad arrivare al più recente “L’allegria, il pianto, la vita”, dal taglio fortemente autobiografico.
Eclettico, vivace e veemente, Scalfari è stato uno dei protagonisti del mondo editoriale, giornalistico e politico del secolo scorso di cui tutti – anche i suoi avversari – sentiranno la mancanza.
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