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Cronaca

Il vero problema è la violenza, non le carrozze rosa.

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Carrozze per sole donne.

È su questa proposta che verte la petizione lanciata su change.org da una ragazza del Varese che in questi ultimi giorni ha acceso il dibattito pubblico, generando una polarizzazione di opinioni.

L’idea è nata dopo che, nella giornata del 3 dicembre, due ragazze, di cui una è riuscita fortunatamente a scappare, sono state aggredite. Aggredite da una coppia di malintenzionati mentre erano a bordo di due diversi treni regionali. I due terribili episodi, avvenuti a distanza di poche ore, hanno evidenziato ancora una volta il grave problema di sicurezza con cui le donne sono costrette a scontrarsi ogni giorno della propria vita e la petizione che ne è conseguita non fa altro che testimoniarlo.

La petizione “Vogliamo viaggiare sicure”.

“Con questa petizione chiediamo a Trenord di dedicare, su tutte le sue linee, la carrozza di testa alle donne. In questo modo, a qualsiasi ora, si potrà viaggiare sicure. Abbiamo il diritto di usare i mezzi pubblici a qualsiasi ora del giorno senza paura. In altri paesi, sui mezzi di trasporto anche locale esistono carrozze dedicate alle sole viaggiatrici”.

Così recita il manifesto della petizione “Vogliamo viaggiare sicure” che, in pochi giorni, ha già raggiunto 6135 firme su 7500, una cifra che continua ad aumentare a ogni minuto che passa. Sintomo del grave disagio che molte donne riscontrano anche nell’esecuzione di quelle che dovrebbero essere attività normali e quotidiane come l’utilizzo di mezzi pubblici.

Come riportato anche nel testo della proposta, l’Italia non sarebbe la prima nazione a introdurre una soluzione simile. Questa misura preventiva è stata infatti già adottata in paesi come l’India, il Giappone e l’Inghilterra, dove la creazione di luoghi riservati soltanto alle donne non riguarda esclusivamente i vagoni ferroviari, ma anche gli autobus, i taxi (guidati da conducenti donne che accettano soltanto passeggeri donne) e alcune aree dei parcheggi. In tutti i casi, luoghi “sensibili”, in cui la sicurezza della donna è spesso minacciata.

Le polemiche

Si tratta senza dubbio di provvedimenti drastici e, a tratti, controversi, a cui in questi giorni sono state rivolte diverse critiche. Per molte persone, infatti, tra cui possiamo annoverare anche un numero importante di femministe, l’introduzione di “vagoni rosa” sarebbe una forma anacronistica di ghettizzazione che distoglie l’attenzione dal vero problema, ovvero la mancanza di educazione in alcuni uomini e l’inefficienza dei controlli forniti dalle aziende di trasporto. Per altri, inoltre, si tratterebbe di una discriminazione nei confronti del sesso maschile e, per altri ancora, concentrerebbe la responsabilità sulle vittime anziché sui molestatori.

Tuttavia, se una da parte è innegabile che questa soluzione funga soltanto da palliativo e non fornisca un rimedio definitivo all’assenza di tutele e ai rischi a cui vanno incontro ogni giorno le donne soltanto in quanto donne, è altrettanto vero che una misura simile possa aiutarle ad affrontare i viaggi sui mezzi pubblici in maniera più serena, assistendo a un’importante riduzione delle possibilità di contatto con eventuali aggressori.

Infatti, se un gruppo consistente di “detrattori” è convinto che i vagoni rosa da soli non bastino a far sentire al sicuro le donne, in molte, invece, fanno sapere che questa misura, seppur con evidenti limiti, sarebbe di grande aiuto e rappresenterebbe un netto miglioramento nella vita di tutti i giorni.

Le donne vivono già in una condizione di libertà limitata

Tuttavia, non sarebbero nemmeno (solo) questi i problemi legati a una proposta simile. Dalle critiche alla petizione si è evinto, infatti, che molte donne sarebbero contrariate e contrarie a tale provvedimento poiché costituirebbe una grave limitazione alle proprie libertà personali. Ma siamo sicure che le donne non vivano già in una condizione di libertà limitata?

Quante volte, infatti, ci capita di rinunciare a indossare un certo indumento, specie se prevediamo di prendere i mezzi pubblici, per non attirare a noi le attenzioni indesiderate di eventuali malintenzionati?Quante volte, soprattutto col buio, allunghiamo di proposito il nostro tragitto perché sappiamo che quella determinata strada, sebbene più lunga, è anche più luminosa e animata rispetto alla scorciatoia?

E, sempre per rimanere in tema, quante volte scegliamo deliberatamente di sederci in carrozze affollate nel timore (non proprio infondato) che un vagone isolato possa esporci maggiormente al rischio di aggressioni?

Ed infine quante volte rinunciamo a fare determinate cose perché sappiamo che, altrimenti, saremmo costrette a prendere i mezzi a orari che, in cuor nostro, sappiamo essere “sconvenienti” per la nostra salvaguardia? Troppe.

Il vero problema è la violenza di genere

Da questi pattern, reiterati ogni giorno da migliaia di donne in tutto il mondo, si evince un già drammatico condizionamento alle libertà personali che prescinde dall’introduzione o meno di carrozze “al femminile”. Le polemiche su questa misura – che per certi versi potrebbe rivelarsi anche utile -, infatti, distolgono l’attenzione da quello che è il vero problema nei confronti del quale occorrerebbe indignarsi con lo stesso vigore, ovvero la violenza di genere e, più in generale, gli strascichi del patriarcato che permeano la società in cui viviamo. Secondo un rapporto condotto dall’Istat a livello mondiale, il numero delle donne cha ha subito una violenza sessuale nel corso della propria vita è pari a 4 milioni 520 mila, mentre sono 652 mila le vittime di stupro e 746 mila di tentato stupro.

Cifre come queste ci restituiscono una realtà in cui i controlli e i provvedimenti adottati dalle autorità non sono sufficienti a tutelare le donne. Da ciò, nasce la necessità di trovare soluzioni alternative. Che seppure agli occhi di alcuni possano sembrare “assurde”, contribuiscono, anche in minima parte, ad alleviare quel fardello fatto di paure. Di insicurezze che le donne sono costrette a sorreggere ogni giorno della propria vita. Dunque, come si suol dire, a mali estremi, estremi rimedi.

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