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Cronaca

Inception diventa reale: così entreremo nei nostri sogni.

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Inception diventa reale: così entreremo nei nostri sogni.

Quello del multiverso è un campo inesplorato, molto ambizioso: quindi il perfetto topic dei film di fantascienza e dei supereroi.

E se non fosse solamente un topic cinematografico? Se diventasse realtà?

Un progetto molto ambizioso, ma potrebbe essere proprio uno studioso italiano ad essere il primo a poter entrare nei “sogni.”

I sogni.

Sono tante le domande che ci poniamo riguardo ai sogni. Come si creano gli scenari dei nostri sogni? Perché si sogna? Che benefici possono derivare dal sognare?

Al risveglio, i ricordi dei sogni tendono ad essere distorti o frammentari a causa della nostra scarsa capacità di formare nuovi ricordi durante il sonno e di tenerli a mente dopo che il sogno è terminato.

La capacità di comunicare con i sognatori in tempo reale, in modo che possano descrivere le loro esperienze mentre si trovano nel mezzo di un sogno, amplierebbe notevolmente le possibilità di esplorare scientificamente le esperienze oniriche.

Nel film Inception, Leonardo DiCaprio entra nei sogni di altre persone per interagire con loro e rubare segreti al loro subconscio.

Il progetto.

Il progetto si chiama TweakDreams, letteralmente “regolare i sogni.”

Il progetto potrebbe avere risvolti simili a quelli visti nel film Inception di Cristopher Nolan.

Ideata da Giulio Bernardi, giovane ricercatore in Neuroscienze alla Scuola IMT Alti Studi di Lucca, questa ricerca è stata premiata con un finanziamento di circa 1,5 milioni di euro dal European Research Council (ERC).

Di cosa si tratta?

Si tratta di un progetto che ha preso il via lo scorso anno (2021) e che collegherà diverse discipline: neuroscienze, bioingegneria, medicina, psicologia e scienze sociali. Il tutto si baserà sulla regolazione non invasiva delle attività cerebrali durante il sonno.

“Un numero crescente di studi ” ha spiegato lo stesso Bernardi in un’intervista nel 2020, “indica che coloro che riportano un sonno insoddisfacente presentano non di rado un aumento di attività rapida, simile a quella della veglia, in particolari regioni del cervello.

L’ipotesi alla base del progetto è che una modulazione mirata e non invasiva dell’attività di queste regioni cerebrali possa indurre un sonno più profondo. Ossia un’attività più lenta, contribuendo a migliorare la qualità soggettiva del riposo e il benessere durante il periodo di veglia.

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