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Economia

Insegnanti: quelli italiani sono tra i meno pagati in Europa

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Più che un mestiere, una vocazione. La professione del docente è tanto complessa quanto delicata, avendo come scopo non solo quello di trasmettere contenuti ai ragazzi, ma anche quello di impartire valori, e per questo andrebbe valutata e di conseguenza retribuita quanto merita.

In Italia, però, gli insegnanti guadagnano meno dei colleghi dell’Ue e, a parità di titolo di studio, all’inizio della carriera, guadagnano meno della metà dei colleghi tedeschi. Emerge dai dati pubblicati nel rapporto “Education at a Glance 2022″ a cura dell’Ocse e dal rapporto semestrale Aran sulle retribuzioni dei pubblici dipendenti.

I dati

Risulta che in Italia, ad inizio carriera, un docente guadagna 24.297 euro lordi all’anno, collocandosi, di poco, sopra agli stipendi ciprioti (24.189) e portoghesi (22.374). La Francia supera leggermente l’Italia con una retribuzione lorda annua di 26.839 euro. Più fortunati anche i docenti spagnoli con 30.999 euro lordi all’anno. In Belgio, Svezia, Irlanda e Olanda insegnando si guadagna tra i 33mila e i 38mila euro annualmente. Gli stipendi più elevati sono quelli degli insegnanti lussemburghesi (69.076 euro), seguiti dagli svizzeri (66.972 euro) e dai tedeschi (54.129 euro).

I docenti italiani della primaria sono quelli che presentano i divari più consistenti anche in termini percentuali rispetto ai colleghi europei. Secondo la ricerca Ocse, infatti, la differenza tra i docenti di scuole primarie italiane e i colleghi europei è del 15,7%, ossia 6.286 dollari.

Le differenze sono ancora più evidenti confrontando le retribuzioni in euro. Lo stipendio di un docente italiano di scuola media con 15 anni di servizio è la metà rispetto a quello di un collega tedesco, ma anche rispetto a Francia (-3.783 euro) e Spagna (-8.327 euro).

Francesco Sinopoli, segretario generale della FLC CGIL, afferma: “Il problema della scuola non è chi ci lavora ma le condizioni di lavoro, che sono al limite. Finanziare un contratto di quella portata richiede una grande consapevolezza politica, ma sembra sempre che il tema scali sempre in fondo alle priorità”.

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