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2 anni agoon
Nel Barese sale a sei il numero di convivenze attive grazie a Refugees Welcome, il progetto internazionale per il raggiungimento dell’autonomia di giovani migranti, persone costrette a lasciare i propri Paesi d’origine perché in pericolo, e che devono ripartire da zero.
Muna ha 22 anni, e arriva dalla Somalia. Lavora come cameriera in un albergo a Bari, e ha una bimba di due anni, Sara. È arrivata in Italia come minore straniero non accompagnato, è stata accolta in una comunità per minori e a 18 anni trasferita in un centro del Sai, sistema di accoglienza e integrazione per richiedenti asilo e rifugiati. Sta costruendo pian piano la sua vita e quella di sua figlia, e ora a tenderle una mano è arrivato Refugees Welcome, insieme con Etnie onlus. A pochi giorni dal Natale Muna ha appena avviato, insieme con la sua bimba, una convivenza in un paese della provincia di Bari, accolta da Giovanni e Teresa, una coppia di medici in pensione che hanno deciso di aiutarla affinché diventi sempre più indipendente, e per favorire la sua integrazione in Italia e il rafforzamento delle sue relazioni sociali e affettive.
“Sarebbe bello per me e mia figlia vivere un’esperienza con una famiglia italiana che possa diventare un riferimento di fiducia in un Paese straniero“, dice la giovane mamma. Muna e sua figlia saranno in famiglia per sei mesi – la permanenza può essere poi prorogata se entrambe le parti lo desiderano – e così, con loro due, nel Barese sale a sei il numero di convivenze attive grazie a Refugees Welcome.
L’obiettivo dell’iniziativa, nata a Berlino nel 2014 nel pieno dell’ondata migratoria proveniente dal Medio Oriente e poi adottata anche dall’Italia, è proprio quello di favorire il raggiungimento dell’autonomia di giovani migranti, persone costrette a lasciare i propri Paesi d’origine perché in pericolo, e che devono ripartire da zero in una terra che non è la loro.
Persone cui è stato riconosciuto l’asilo o altra forma di protezione, ma che devono lasciare il sistema di accoglienza. Si ritrovano quindi senza aiuto, né con un’adeguata e solida rete sociale che possa permettere loro di andare avanti con serenità. Con la sicurezza derivante da un lavoro e una fissa dimora. In tre anni, in Italia, sono state attivate 300 convivenze in 17 regioni, e fra queste ci sono le sei della provincia di Bari.
Il primo è stato Alhassan, un ragazzo poco più che ventenne arrivato dal Niger e accolto nel 2019 da una famiglia di Giovinazzo. Poi c’è stata una mamma afghana con le sue bambine. Poi Brice che ha vissuto a casa di una professoressa a Mola di Bari. E ancora Blessing che a settembre 2020 è andato a vivere con una coppia di Brindisi. Per aderire al progetto basta solo candidarsi e avere una camera libera in casa. Possono farlo tutti, famiglie e single, pensionati e studenti. L’associazione avvia prima percorsi di conoscenza reciproca per poi giungere al match e iniziare la convivenza.
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