Connect with us

la settimana tv

Stati Generali della Natalità: il discorso del papa e di Mario Draghi

Published

on

stati generali

Gli Stati Generali della Natalità si sono tenuti oggi.

“Un’Italia senza figli non ha domani: dobbiamo aiutare i giovani a credere nel futuro”.

Queste le parole pronunciate oggi del Presidente del Consiglio Draghi agli Stati Generali della Natalità, a cui erano presenti il premier e Papa Francesco. Diversi sono stati gli argomenti della giornata: l’assegno unico familiare, la sostenibilità ambientale e anche della natalità come dono.

Draghi: “Assegno unico esteso nel 2022 a tutti i lavoratori”

L’assegno unico universale, spiega Draghi, entrerà in vigore al momento per i lavoratori autonomi e per i disoccupati che ad oggi non hanno access agli assegni familiari ma, già nel 2022, sarà esteso a tutti gli altri lavoratori.

L’assegno ci sarà, ribadisce il premier, anche negli anni a venire: “è una di quelle misure epocali su cui non ci si ripensa l’anno dopo.” 

Il Papa: “La mancanza di figli crea invecchiamento nel Paese”

Anche il Papa è favorevole all’assegno unico: “E’ una svolta epocale per il sostegno delle famiglie che, in questo periodo, non riescono ad andare avanti”.

La Natalità, spiega il Santo Padre, è un dono: si tratta di un principio fondamentale e primordiale atto  superare la crisi e la preoccupazione del momento. Ma non ci si deve dimenticare, specifica, della sostenibilità: sia quella economica ambientale che quella generazionale.

“La sostenibilità economica ambientale , ma c’è anche sostenibilità generazionale. Dobbiamo aiutarci a fare attenzione all’ambiente, per garantire una vita dignitosa alle nuove generazioni”

Il Discorso Completo di Mario Draghi agli Stati Generali della Natalità

“Ringrazio il Santo Padre per la sua presenza, che testimonia ancora una volta come le questioni sociali ed economiche abbiano prima di tutto una dimensione umana ed etica. Ringrazio il Forum delle Associazioni Familiari per l’invito. E la Regione Lazio, l’Istat e la Rai per il loro ruolo nell’organizzare questo evento. Questa è epoca di grandi riflessioni collettive.

Perso l’ottimismo, spesso sconsiderato, dei primi dieci anni di questo secolo, è iniziato un periodo di riesame di ciò che siamo divenuti.

“E ci troviamo peggiori di ciò che pensavamo, ma più sinceri nel vedere le nostre fragilità, e più pronti ad ascoltare voci che prima erano marginali. Vediamo il danno che abbiamo fatto al pianeta, e vediamo il danno che abbiamo fatto a noi stessi.

La questione demografica, come quella climatica e quella delle diseguaglianze, è essenziale per la nostra esistenza.

In realtà, voler avere dei figli, voler costruire una famiglia, sono da sempre desideri e decisioni fondamentali nella nostra vita. Nel senso che la orientano e la disegnano in modo irreversibile. Ma la loro essenzialità non era percepita.

La dimensione etica che questi desideri e queste decisioni comportano è fondante per tutte le società dove la famiglia è importante – cioè per tutte le società. Tuttavia, essa veniva spesso negata o respinta.

Per molti anni si è pensato infatti che il desiderare o meno dei figli dipendesse dall’accettare con coraggio e umanità questa dimensione etica. O invece respingerla, negarla in favore dell’affermazione individuale. Ciò ha avuto conseguenze sociali divisive.

Si è guardato alle donne che decidevano di avere figli come un fallimento, e all’individualismo come una vittoria.

Oggi, con il superamento di importanti barriere ideologiche, abbiamo capito che questa è una falsa distinzione che non trova risconta nei dati, come mostra uno studio recente del Fondo delle Nazioni Unite per la Popolazione:

Le coppie vorrebbero avere più figli di quelli che effettivamente hanno.

In Italia, questa differenza è molto ampia. Le coppie italiane vorrebbero in media due figli, ma ne hanno, sempre in media, meno di 1,5. Inoltre, se riflettiamo bene, la consapevolezza dell’importanza di avere figli è un prodotto del miglioramento della condizione della donna, e non antitetico alla sua emancipazione.

Lo Stato deve dunque accompagnare questa nuova consapevolezza. Continuare ad investire sul miglioramento delle condizioni femminili. E mettere la società – donne e uomini – in grado di avere figli.

Le ragioni per la scarsa natalità sono in parte economiche.

Esiste infatti una relazione diretta fra il numero delle nascite e la crescita economica. Tuttavia, anche nelle società che crescono più della nostra, la natalità è in calo. Questo indica come il problema sia più profondo ed abbia a che fare con la mancanza di sicurezza e stabilità.

Per decidere di avere figli, i giovani hanno bisogno di un lavoro certo, una casa e un sistema di welfare e servizi per l’infanzia. In Italia, purtroppo, siamo molto indietro su tutti questi fronti.

I giovani fanno fatica a trovare lavoro. Quando ci riescono, devono spesso rassegnarsi alla precarietà. Sono pochi e sempre meno quelli che riescono ad acquistare una casa. La spesa sociale per le famiglie è molto più bassa che in altri Paesi come la Francia e il Regno Unito.

Già prima della crisi sanitaria, l’Italia soffriva di un preoccupante e perdurante declino di natalità e nell’anno della pandemia si è ulteriormente accentuato.

Nel 2020 sono nati solo 404.000 bambini. È il numero più basso dall’Unità d’Italia e quasi il 30 per cento in meno rispetto a dieci anni fa. Sempre nel 2020, la differenza tra nascite e morti ha toccato un record negativo: 340.000 persone in meno.

Oggi metà degli italiani ha almeno 47 anni – l’età mediana più alta d’Europa. Un’Italia senza figli è un’Italia che non crede e non progetta.

È un’Italia destinata lentamente a invecchiare e scomparire.

Il Governo si sta impegnando su molti fronti per aiutare le coppie e le giovani donne. Al sostegno economico diretto delle famiglie con figli è dedicato l’assegno unico universale. Dal luglio di quest’anno la misura entrerà in vigore per i lavoratori autonomi e i disoccupati, che oggi non hanno accesso agli assegni familiari.

Nel 2022, la estenderemo a tutti gli altri lavoratori, che nell’immediato vedranno un aumento degli assegni esistenti. Le risorse complessivamente a bilancio ammontano ad oltre 21 miliardi di euro, di cui almeno sei aggiuntivi rispetto agli attuali strumenti di sostegno per le famiglie.

Nel mio discorso in Parlamento ho elencato le misure a favore di giovani, donne e famiglie, presenti nel Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza. Queste includono la realizzazione di asili nido e scuole per l’infanzia, l’estensione del tempo pieno e il potenziamento delle infrastrutture scolastiche.

Un investimento importante nelle politiche attive del lavoro, nelle competenze scientifiche e nell’apprendistato. Nel complesso, queste misure ammontano a venti miliardi circa. Sono cifre mai stanziate prima. Il PNRR prevede inoltre una clausola generale per incentivare le imprese a assumere più donne e giovani, quale condizione per partecipare agli investimenti del Piano.

Infine, nel decreto “Imprese, lavoro, professioni”, che presenteremo la prossima settimana, lo Stato garantisce ai giovani gran parte del finanziamento necessario per l’acquisto della prima casa e ne abbatte gli oneri fiscali.

Ho detto all’inizio che siamo diventati più sinceri nelle nostre consapevolezze. Ma, mentre usciamo da questa fase di importante riflessione, è importante che ci siano decisioni.

Dobbiamo aiutare i giovani a recuperare fiducia e determinazione, a tornare a credere nel loro futuro, investendo in loro il nostro presente

__

Continua a seguirci il sul nostro sito e sulla nostra pagina facebook!

Continue Reading
Click to comment

Leave a Reply

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *

Direttore responsabile: Maurizio Cerbone Registrazione al Tribunale di Napoli n.80 del 2009 Editore: Komunitas S.r.l.s. - P.IVA 08189981213 ROC N° 26156 del 25 gennaio 2016