230 giorni di guerra
Sono ormai trascorsi 230 giorni da quando è scoppiata la guerra in Ucraina e oggi la tensione è più alta che mai: si susseguono le reciproche accuse tra Kiev, Mosca e Washington, mentre la Russia attacca le città ucraine e colpisce anche bersagli civili.
Il sostegno dell’occidente
“L’Ucraina non può essere intimidita” ha commentato Volodymyr Zelensky “ma sarà ancora più unita”. La Russia ha lanciato almeno 84 missili contro i civili, sostiene l’ambasciatore ucraino all’ONU Kyslytsya, che aggiunge: “Mosca cerca di riportarci agli anni ‘30, quando Hitler ha distrutto Paesi con invasioni e referendum illegali”; la Russia, invece, sostiene che la NATO punti a sconfiggere o indebolire Mosca, mentre l’UE ribadisce che gli attacchi sono crimini di guerra.
Londra ricorda alla Russia che “i confini non si cambiano con la forza” e che quello di Mosca “è stato il più grande tentativo di annessione con la forza dalla seconda guerra mondiale”. Anche la corte penale internazionale garantisce che ci sarà una “resa dei conti” in Ucraina, in modo che “qualsiasi bullo, qualsiasi individuo con una pistola o un missile o la capacità di infliggere terrore ai più vulnerabili, si renderà conto che la legge esiste.”
Le minacce russe e la reazione USA
Gli attacchi di Mosca a Kiev sono stati condannati da tutti i Paesi occidentali nel corso dell’Assemblea Generale dell’ONU, e se Lavrov ribadisce che la Russia userà le armi nucleari solo qualora Mosca rischiasse l’annientamento, Maria Zakharova afferma invece che più gli Stati Uniti incoraggeranno gli ucraini “più la soluzione sarà difficile”.
“Gli obiettivi” afferma “saranno raggiunti: più Washington continuerà a incoraggiare l’atteggiamento bellicoso di Kiev, favorendo le incursioni terroristiche dei sabotatori ucraini invece di prevenirle, più sarà problematico trovare soluzioni diplomatiche”. Gli USA hanno risposto affermando che, nei prossimi giorni, invieranno nuovi pacchetti di armi all’Ucraina e che aiuteranno Kiev a difendersi “per tutto il tempo necessario”.
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