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The Doors: Riders on the Storm e il testamento di Jim

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The Doors: Riders on the Storm e il testamento di Jim

Los Angeles, California (USA), fine anni 60.

Gli anni 60 in America sono stati anni all’insegna della controcultura e del cambiamento. C’era la guerra in Vietnam che spargeva sangue e morte. Un decennio in cui ci furono tre passaggi di consegna alla guida del popolo statunitense. Dopo l’assassinio di John Kennedy, avvenuto a Dallas il 22 novembre 1963 e che rientra in una serie di delitti eccellenti che segnarono quegli anni, subentra il 36° presidente Lyndon Johnson, per poi cedere lo scettro alla fine del decennio a Richard Nixon.

Furono anni in cui le proteste e le manifestazioni dei giovani contro le oppressioni delle classi politiche dell’epoca e contro la sanguinaria guerra nell’Asia sud-orientale, dove in tanti partivano per non fare più ritorno, si facevano sempre più numerose ed insistenti.

Nascevano così movimenti pacifisti come gli hippie al grido di “NO WAR”“PEACE AND LOVE”. Proteste che trovarono negli artisti e nella musica di quel tempo, la spinta giusta. Il rock viaggiava spedito come una forte scarica elettrica ed esprimeva in pieno la rabbia e le frustrazioni di quella generazione che si ribellava sognando il cambiamento. Ci fu anche lo storico concerto di Woodstock del 69, dove per tre giorni, artisti e giovani da tutto il mondo danzavano e cantavano contro l’inferno chiamato Vietnam.

In tutto questo scenario c’era una band che più di tutte, seppur non essendoci a Woodstock in quel 69, avrebbe segnato la storia di quegli anni in America e della musica rock, “the DOORS”.

DOORS erano una band di Los Angeles, formata dal suo carismatico leader Jim Morrison (voce), Ray Manzarek (organo/basso), Robby Krieger (chitarra), John Densmore (batteria). Il tutto parte da Venice Beach nel 1965. Morrison Manzarek,  che erano amici e si erano conosciuti alla scuola di cinema, UCLA (University of California Los Angeles), si incontrano sulla spiaggia di Venice e decidono di dare vita ai “the DOORS”. Il nome “le PORTE” deriva dalla passione di Jim per la poesia, tra i suoi poeti preferiti, il poeta inglese William Blake: “Quando le porte della percezione saranno purificate, tutto apparirà all’uomo come realmente è, infinito”.

DOORS con Jim Morrison registrano tra il 1967 e il 1971, sei album in studio: The Doors, Strange Days, Waiting for the Sun, The Soft Parade, Morrison Hotel, L.A. Womanoltre ad altri live ed An American Prayer che è una raccolta di poesie su nastro che Morrison aveva registrato l’8 dicembre del 1970 (giorno del suo 27° compleanno), musicate poi dagli altri componenti della band e uscito nel 78, postumo alla morte di Jim, avvenuta a Parigi il 3 luglio 1971.

Il viaggio di Jim insieme ai suoi compagni di band termina agli inizi di quel 1971, proprio con l’uscita di L.A. Woman, l’ultimo album in studio della band al completo. Morrison, appesantito e sfiancato dagli eccessi ed al centro di un processo per fatti accaduti durante un concerto a Miami l’1 marzo 1969, decide di partire alla volta di Parigi per recuperare le energie e dedicarsi alle sue poesie, insieme alla fidanzata Pamela Courson, ma dalla Francia non tornerà più.

L’album L.A. Woman è dunque l’ultimo lavoro di Jim insieme agli altri tre DOORS. Un album graffiante dove più di tutti gli altri precedenti si percepisce l’animo blues della band californiana. Il disco viene pubblicato nell’aprile del 71 e contiene 10 tracce, tra cui L.A. Womanbrano omonimo dell’album; e l’ipnotica Riders on the Storm, brano di chiusura del disco.

Riders on the Storm nasce da una jam session in cui la band fa una cover di Ghost Riders in the Sky del cantante country Stan Jones e da un testo in cui Jim si ispira alla storia del serial killer Billy Cook che tra il dicembre 1950 e il gennaio 1951 uccise sei persone in un allucinante viaggio di 22 giorni in autostop. Il brano è una lunga cavalcata in cui Manzarek si immerge con maestria nei suoi assoli psichedelici, la voce di Jim soave e allo stesso tempo inquietante sembra quasi giungere dall’oltretomba, con un sottofondo di pioggia incessante, tuoni e fulmini.

In un’intervista anni dopo, il batterista John Densmore, parlando di Riders on the Storm affermò: “Quando la ascoltammo per la prima volta rimanemmo ipnotizzati, dava come la sensazione di presagio di un futuro nefasto”Densmore appunto parlava di quello che poi sarebbe successo pochi mesi dopo con la morte di Jim.

Fatto sta che Riders on the Storm è uno dei brani più evocativi, emblematici e significativi della band di Los Angeles, considerato uno dei capolavori della musica rock, nonché tra i brani più amati dai fan doorsiani.

Sarà che forse Jim era un Veggente”, per dirla alla Rimbaud, poeta francese amato da Morrison, dove in una lettera dice: “Il poeta diviene Veggente”; ma se Riders on the Storm era come l’annuncio di un futuro nefasto, c’è un’altra cosa che risulta quasi come un vero e proprio testamento fatto da Jim prima di lasciare tutto e tutti, ovvero le registrazioni che egli fece nel giorno del suo 27° e ultimo compleanno e che furono composte successivamente in musica dai restanti DOORS, quando Morrison aveva ormai lasciato questo mondo. Il disco venne pubblicato nel 1978 con il titolo An American Prayer e sembra veramente l’ultimo saluto che Jim ha voluto dedicare all’America, ai suoi compagni e al mondo intero; una sorta di testamento del leggendario frontman dei DOORS.

Appunto, Jim era un visionario, profetico, sciamano e dionisiaco. Era un poeta “Veggente” che conosceva quasi in anticipo il corso degli eventi. Forse sarà vero che Jim sapeva o sentiva ciò che stesse per succedere di lì a poco e sentiva il bisogno di comunicarlo e salutare tutti a modo suo, con l’arte, la musica, la poesia. Forse sapeva già tutto ed è andato incontro al suo destino essendo fedele a se stesso, come recita anche la frase in greco antico (Fedele ai Demoni del suo Spirito) riposta sulla sua tomba nel cimitero di Père Lachaise a Parigi, detto anche cimitero degli artisti.

Ciò che rimane oggi, a distanza di 50 anni dalla sua scomparsa, è la sua immensa arte, i suoi testi meravigliosi e le sue poesie visionarie, oltre ad un’infinità di leggende che contornano la sua figura e anche la sua morte. Secondo la versione ufficiale, Jim morì per un arresto cardiaco e venne ritrovato privo di vita nella vasca da bagno del suo appartamento parigino in Rue Beautrillis, ma da allora sono state tante le versioni diverse raccontate riguardo la sua morte e addirittura, anche, che in realtà egli abbia inscenato tutto per andare a vivere in anonimato da un’altra parte del mondo.

Comunque siano andate le cose, ti dico: Onore e ode a te Jim. La tua arte e la tua essenza hanno cambiato la mia vita e te ne sono infinitamente grato. Mi hai preso per mano e come uno Spirito Guida mi hai condotto lì nel tuo infinito e visionario mondo, non accessibile a tutti. Ti voglio veramente bene come un amico, come un fratello, come un padre artistico e spirituale. Onore e ode a te Re Lucertola, Sciamano, Dioniso, Dio del Rock, Genio Ribelle, Poeta, Immenso: James Douglas Morrison.

“Se la mia poesia cerca di arrivare a qualcosa, è liberare la gente dai modi limitati in cui vede e sente”

“Quando non ci sarò più, non cercatemi dietro al marmo freddo di una tomba, cercatemi tra le rose. Quando non ci sarò più cercatemi nelle fotografie, cercatemi fra i miei libri, fra le mie poesie, le mie canzoni, fra la mia musica. Perché è lì che risiede la mia anima”

SCRITTO DA: Raffaele Giuliano

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