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11 mesi agoon
Durov: la giustizia francese proroga ed estende la detenzione del fondatore di Telegram dopo il suo arresto in un aeroporto di Parigi, per presunti reati legati all’app di messaggistica. Lo riporta il Guardian, che cita una fonte vicina alle indagini.
Le accuse, non ancora formalizzate, sono durissime: frode, traffico di droga, cyberbullismo, criminalità organizzata e promozione del terrorismo sulla piattaforma.
In sostanza, le autorità francesi hanno ritenuto che “l’assenza di moderazione e di cooperazione con le forze dell’ordine” da parte di Telegram avrebbero “contribuito” al dilagare di tali attività.
Durov, 39 anni, è stato fermato sabato sera all’aeroporto di Le Bourget, dove era arrivato a bordo di un jet privato proveniente da Baku in Azerbaigian. Il fermo è scattato per il ‘mandato di ricerca’ francese, spiccato sulla base dell’indagine preliminare dell’ufficio per la violenza sui minori. “L’impunità di Telegram è finita“, ha detto una fonte della Procura.
Durov, un patrimonio stimato da 15 miliardi di dollari, ha iniziato la sua carriera fondando nel 2006 VKontakte, social più utilizzato nel mondo ex sovietico. Ma dopo le pressioni del Cremlino e il rifiuto di bloccare i canali dell’opposizione, nel 2014 decide di lasciare, vendendo le sue quote per 300 milioni di dollari.
Nel frattempo ha cominciato a sviluppare Telegram, creato assieme al fratello Nikolaj: lanciato nel 2013, ha scalato presto la classifica dei social più utilizzati al mondo, e 11 anni dopo conta quasi un miliardo di utilizzatori al mese.
La caratteristica principale, assicurano i creatori, è la sua impenetrabilità. La sua piattaforma attira l’interesse delle intelligence di mezzo mondo, per questo aveva spiegato di essere molto prudente: “Non viaggio in Paesi come la Cina, la Russia, neppure gli Stati Uniti. Potrei, ma c’è troppa attenzione da parte di Fbi e delle altre agenzie“. Tanto che Telegram da 7 anni ha sede a Dubai, perché, dice Durov, gli Emirati sono un Paese “conveniente, neutrale e non allineato”
Il franco-russo potrà essere detenuto adesso per un massimo di 96 ore. A quel punto, quindi al massimo tra quattro giorni, il giudice può decidere di liberarlo oppure di sporgere denuncia e rinviarlo in custodia cautelare. Una decisione importante per il futuro dell’app, dalla quale – secondo gli analisti – potrebbe esserci una fuga di massa di utenti.
“Telegram rispetta le leggi dell’Ue, incluso il Digital Services Act: la sua attività di moderazione è conforme agli standard del settore e in continuo miglioramento.️ Il Ceo di Telegram, Pavel Durov, non ha nulla da nascondere e viaggia spesso in Europa“. Lo afferma su X la società di messaggistica istantanea. “È assurdo affermare che una piattaforma o il suo proprietario siano responsabili dell’abuso di tale piattaforma. Quasi un miliardo di utenti in tutto il mondo utilizza Telegram come mezzo di comunicazione e come fonte di informazioni vitali. Stiamo aspettando una rapida risoluzione di questa situazione“.
Nel frattempo, personaggi come Elon Musk, patron di X, ed Edward Snowden, l’ex talpa americana ora in Russia, hanno preso le difese di Durov.
In Russia intanto il falco Dmitry Medvedev ironizza.: “Durov voleva essere un brillante ‘uomo di mondo’ che vive benissimo senza patria“, ma “ha sbagliato i calcoli, i nemici che ora abbiamo in comune lo vedono come un russo e, quindi, imprevedibile e pericoloso“.
Dopo l’arresto di Durov, online è scattata la solidarietà con l’hashtag #freepavel. In Italia tra i primi a commentare l’arresto di Durov è stato il vicepremier e ministro dei Trasporti Matteo Salvini: “In Europa siamo ormai alla censura, alla puzza di regime. Viva la libertà, di pensiero e di parola. Chi sarà il prossimo ad essere imbavagliato? Il grande (e scomodo) Elon Musk?”, ha scritto su Instagram.
Anche Marco Rizzo è intervenuto sulla vicenda: “Durov è stato arrestato per complicità con un’infinità di crimini, in quanto la sua piattaforma non praticava la moderazione per gli scambi come voluto dalla Ue. Primo arresto per il Digital Services Act, il regolamento censorio europeo. Vergogna!“.
Al di là delle conseguenze personali per Durov, è presto per poter dire delle conseguenze sul futuro della piattaforma. La decisione dei giudici francesi può cambiare in toto le carte in tavola.
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