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Diritto

Ius scholae: la cittadinanza anche a chi arriva prima dei 12 anni?

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Ius scholae: cosa sta succedendo? Facciamo il punto in questo articolo.

Cos’è lo ius scholae?

Si tratta di una proposta di legge avanzata nel 2022. Questa consentirebbe ai minori stranieri nati in Italia o arrivati prima dei 12 anni di età e che abbiano completato un ciclo scolastico di almeno cinque anni di ottenere la cittadinanza italiana. Per chi arriva dopo i 12 anni, invece, sarebbe necessario raggiungere il diploma di scuola superiore.

Di recente si è acceso un forte dibattito politico intorno all’introduzione del cosiddetto ius scholae. Su questa tematica, la maggioranza si è divisa.

Antonio Tajani, leader del partito e Ministro degli Esteri, è uno dei principali sostenitori di questa riforma, che ha definito “sacrosanta”. Ha detto che una modifica ai criteri per ottenere la cittadinanza è “quello di cui ha bisogno il nostro Paese. L’Italia è cambiata”.  Secondo le statistiche, la riforma avrebbe permesso a circa 135.000 studenti già residenti nel nostro Paese di diventare cittadini italiani, con un incremento annuale di altri 6-7.000 nuovi cittadini.

In Italia oggi vige lo Ius sanguinis

In Italia le leggi che attualmente regolano il diritto alla cittadinanza dipendono principalmente dal cosiddetto Ius sanguinis. In poche parole, per ottenere automaticamente la cittadinanza italiana occorre che uno dei due genitori ne sia già in possesso.

Ragazzi e ragazze nati in Italia da genitori stranieri possono acquisire la cittadinanza italiana per elezione se si risiede legalmente ed ininterrottamente fino ai 18 anni in Italia, a condizione che la richiesta venga fatta entro un anno dal compimento dei 18 anni.
Si può fare domanda per la cittadinanza anche se si è svolto il servizio militare di leva in Italia o il servizio civile, o se è presente un antenato italiano morto dopo il 1861.
Altri metodi per ottenere la cittadinanza sono:

  • Naturalizzazione.
  • Matrimonio o unione civile con un cittadino italiano.
  • Su richiesta se nati in territori precedentemente italiani o appartenenti all’Impero Austro-Ungarico. (in quest’ultimo caso il termine ultimo per fare richiesta è scaduto nel 2010)
  • Con decreto del Presidente della Repubblica.

Qual è la posizione dei vari partiti italiani?

All’idea del ministro degli Esteri è seguito un secco no dell’altro vicepremier, Matteo Salvini, secondo cui “non è una priorità, non è nell’agenda di governo”.

Noi Moderati ha appoggiato la proposta, mentre per adesso la premier Giorgia Meloni non è intervenuta pubblicamente.

Le opposizioni si sono dette pronte ad accogliere l’apertura di Forza Italia. L’apertura di Forza Italia ha trovato pronto il Partito democratico: “Se non è una boutade agostana e fanno sul serio, vediamo in Parlamento e confrontiamoci.” ha detto Alessandro Alfieri, responsabile riforme e Pnrr della segreteria del Partito Democratico.

Io sono pronto da vent’anni a discutere e votare una riforma come lo Ius scholae, che attiene l’interesse nazionale.” ha aggiunto il senatore dem Graziano Delrio. E per l’eurodeputato Antonio Decaroi tempi sono maturi e l’Italia è pronta”.

Botta e risposta all’interno della maggioranza

Dal partito della premier, comunque, non è arrivata una chiusura totale all’idea. Il vicecapogruppo vicario al Senato Raffaele Speranzon ha detto che “noi non abbiamo un approccio dogmatico né preconcetto sulla legge sulla cittadinanza, ma entreremo nel merito quando e qualora ci sarà una proposta di legge scritta, per valutarla nel dettaglio”. Pur ricordando che “non essendo stata prevista nel contratto di governo e nelle proposte fatte agli elettori, un’eventuale riforma della cittadinanza non si può discutere alla cieca”.

Forza Italia risponde facendo notare come invece si tratti di un punto presente nel programma del centrodestra di governo. Sui profili social si legge infatti: “Favorire l’inclusione sociale e lavorativa degli immigrati regolari. Garantire flessibilità in uscita dal mondo del lavoro e accesso alla pensione, favorendo il ricambio generazionale. Agevolando tutto questo, lo ius scholae risulta dunque a pieno titolo strumento per attuare programma del centrodestra”. 

Giuseppe Conte: “Riconoscere i diritti di tanti bambini”

Nei giorni scorsi il leader del Movimento 5 Stelle, Giuseppe Conte, ha sottolineato “i numeri per finalizzare questa proposta di legge in Parlamento e riconoscere i diritti di tanti bambini e ragazzi che sono nati o comunque sono cresciuti in Italia, che studiano e giocano con i nostri figli e si sentono di fatto italiani’”.

A favore dello Ius Scholae si è detta anche Maria Elena Boschi, deputata di Italia Viva. Meglio questa legge rispetto al niente. Nel 2016 presentammo lo Ius culturae , che offriva la cittadinanza a chi avesse completato il ciclo di studi, o in alternativa per chi era nato qui con genitori in possesso di un permesso di soggiorno permanente, il cosiddetto Ius soli temperato”. 

La proposta dunque sembra avere un consenso abbastanza trasversale nelle opposizioni. PD e M5S restano però scettiche sull’attuazione, a mezzo lasciapassare dell’intero Centro Destra. E ricordano che già nella scorsa legislatura era stato portato avanti un progetto di legge sullo Ius Scholae, a firma dell’ex deputato 5Stelle Giuseppe Brescia, finito poi con l’arenarsi in Parlamento come il Ddl Zan, e invitano a ripartire dal suddetto progetto. Duro il contrasto della Lega, che minaccia per l’appunto la crisi di governo.

Ius Scholae: cosa succederebbe

In Italia ci sono circa 900mila minori senza la cittadinanza italiana, ma a beneficiare di un eventuale provvedimento sullo Ius scholae sarebbero complessivamente circa 300mila: il numero arriva da una elaborazione Openpolis. Con i bambini su dati Istat, ma è un dato sul quale concordano anche organizzazioni come Oxfam e Save the Children.

Si tratta di circa il 10% dei residenti tra 0 e 17 anni, bambini e ragazzi iscritti nelle scuole d’infanzia, elementari medie e superiori che vivono soprattutto nell’Italia centro-settentrionale. Sono circa il 13% dei minori del centro, il 14% di quelli del nord-est e il 15% di quelli del nord-ovest, mentre non raggiungono il 5% nel sud e nelle isole.

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