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Praga, poesia che scompare // RECENSIONE

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Praga è una città magica e poterla osservare attraverso gli occhi di un gigante come Milan Kundera anni dopo la sua morte è senza dubbio un magnifico incantesimo – per questo, possiamo senz’altro dire che l’uscita del piccolo volume Praga, poesia che scompare sia stata una felice notizia. Ma vale davvero la pena leggere questo libro?

Un divertissement riservato agli appassionati

Il volume è davvero breve e non è nemmeno completamente incentrato sulla città ceca: circa metà delle cento pagine che lo compongono, infatti, è costituita dal vocabolario essenziale dell’autore, un divertissement tanto imperdibile per chi conosce bene Kundera quanto inutile (e pieno di citazioni che spesso sconfinano nello spoiler) per chi, invece, decide i approcciarsi per la prima volta all’opera dello scrittore.

Si tratta, insomma, di un testo davvero brevissimo il cui costo è quasi pari a quello di uno dei romanzi dell’autore – essenziale e prezioso per coloro che hanno già consumato tutta la produzione di Kundera, ma sostanzialmente inutile per chi, invece, ha ancora il privilegio di poter leggere qualcuno dei romanzi dello scrittore.

Praga, poesia che scompare: vale la pena leggerlo?

Consigliato, quindi? Nì: dipende da cosa cercate e quanto vi manca l’affascinante voce di Milan Kundera. In Praga, poesia che scompare l’autore rivela alcuni retroscena della sua produzione artistica e, soprattutto, delle sue (dis)avventure editoriali.

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