A riportare la notizia è il Financial Times citando un documento interno della nota azienda, secondo cui solo il37% dei cibi e bevandeprodotti dal gruppo in termini di fatturato (esclusi il cibo per animali e i prodotti legati alla nutrizione medica specializzata) ha una valutazione sopra i 3,5 punti su 5. All’interno di una presentazione realizzata per i quadri del gruppo all’inizio dell’anno e citata dal quotidiano, Nestlé riconosce che “oltre il 60 per cento delle bevande e prodotti alimentari venduti con marchi di grande distribuzione (Nescafé, Nestea, Maggi, Buitoni) non possono essere definiti sani secondo criteri attestati”.
In particolare, non raggiungono la sufficienza il 70 per cento (in volume d’affari) dei prodotti alimentari e il 96 per cento delle bevande aromatizzate (con l’eccezione del caffè) e il 99 per cento dei gelati e dolciumi. Per fortuna, alzano la media in pagella l’acqua e il latte. Lo studio non riguarda però i prodotti della gamma per l’infanzia, né i caffè, o gli alimenti per animali da compagnia.
Nella scala del punteggio, 3,5 è la soglia per definire un prodotto “sano”. “Abbiamo apportato miglioramenti significativi ai nostri prodotti, ma il nostro portafoglio è ancora sottoperformante rispetto alle definizioni esterne di salute in un panorama in cui la pressione normativa e le richieste dei consumatori sono alle stelle”, si legge nella presentazione vista dal Ft.