“Mi è stato ordinato di sparare. Ho sparato a quell’uomo una volta. È caduto e abbiamo continuato il nostro viaggio”.
Sono le parole rilasciate il 13 maggio, nel tribunale di Kiev, dal sergente russo Vadim Shysimarin, il primo a essere formalmente accusato di crimini di guerra in Ucraina e processato per aver sparato a un civile disarmato.
Parole che ci fanno riflettere sulla banalità del male, su come sia per noi assurdo pensare che un soldato, un ragazzo di 21 anni, possa uccidere un’altra persona semplicemente perché gli era stato ordinato da un altro soldato.
La vittima era un uomo di 62 anni, del villaggio di Chupakhivka nella regione di Sumy, colpevole di aver assistito ai crimini russi e ucciso mentre era a bordo della sua bicicletta affinché non denunciasse tutto ai difensori ucraini.
Alla domanda in aula se fosse colpevole delle accuse, inclusi crimini di guerra e omicidio premeditato, il sergente ha risposto “sì”.
Il primo di tanti processi per crimini di guerra
Vadim Shysimarin è stato il primo, ma non sarà l’ultimo soldato russo ad essere processato per crimini di guerra in Ucraina. “Abbiamo oltre 11.000 casi aperti su crimini di guerra e già 40 sospetti”, ha detto la procuratrice capo dell’Ucraina Iryna Venediktova. Due militari russi dovrebbero essere processati da domani per aver lanciato razzi contro infrastrutture civili nella regione nord-orientale di Kharkiv.