50 anni fa il ritrovamento dei bronzi di Riace.
Era il 16 agosto 1972, quasi a mezzogiorno. Cinquanta anni fa.
Ricordi che riaffiorano ancora dopo mezzo secolo. Un fatto non da poco, la scoperta fatta a 200 metri dalla spiaggia e ad una profondità di 8 metri, dal sub romano Stefano Mariottini che, durante un’immersione, aveva scorto le due statue parzialmente coperte dalla sabbia. Le opere, risalenti con tutta probabilità alla metà del V sec. a.C. e alte rispettivamente 1,98 e 1,97 metri, certamente realizzate ad Argo nel Peloponneso come venne poi accertato dall’analisi delle terre di fusione, una volta recuperate, si presentarono in un eccellente stato di conservazione.
Stefano Mariottini faceva pesca subacquea a Riace.
«Cercavo scogli isolati dove il pesce non fosse disturbato. Ne ho trovato un gruppo quasi circolare con al centro della sabbia. L’acqua era limpida, quasi trasparente. Ho visto una spalla. Ho capito subito che era una spalla e non un sasso qualsiasi perché l’anatomia dei bronzi è così precisa… Per un attimo ho pensato che fosse un cadavere. Era verde scuro. L’ho toccato. Ho iniziato a fare su e giù in apnea, spolverando la sabbia che lo copriva. Era una statua intera sepolta nel fondale marino con il lato destro leggermente girato verso il fondo. Ho visto i capelli, la tenia, il viso coperto da concrezioni, sassolini e sabbia».
A pochi metri l’altro Bronzo.
«Mentre mi immergevo ho visto un ginocchio e un alluce a circa un metro di distanza. Ho fatto un’altra capriola e l’ho scoperto, era supino, coperto da qualche centimetro di sabbia. In un attimo l’ho visto, dalla testa ai piedi, in tutto il suo splendore. La muscolatura, il particolare delle ciglia e le palpebre fatte con i filetti di bronzo…».
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